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Mare pulito: via all’accordo per carburanti green

Fincantieri

Il mare pulito, senza gli scarichi dei motori delle navi, è ormai una priorità. Nel mondo crescono le iniziative e le sperimentazioni per ripulire acque nazionali ed internazionali e alle compagnie di navigazione viene chiesto di farsi parte attiva in progetti tecnologicamente avanzati. Gli armatori affrontano tempi difficili certo, ma questo non può diventare alibi per rinviare le cose da fare. Per cui la notizia di un accordo fra Ics (International Chamber of Shipping) e Irena (Agenzia internazionale per le energie rinnovabili) per sostenere, appunto, la decarbonizzazione del settore marittimo è di quelle che riaccendono le speranze. Le criticità sono diffuse in tutto il settore della navigazione e l’addio ai carburanti fossili che fanno viaggiare le navi è destinato a segnare una nuova era nel traffico delle merci.

Il trasporto internazionale è un settore chiave dell’economia con oltre l’80% del commercio mondiale che viaggia su navi oceaniche. Secondo le stime della stessa Ics, nei prossimi anni servono 5 miliardi di dollari per accelerare i cambiamenti verso combustibili a zero emissioni di carbonio. Occorrono interventi integrati e correlati tra loro in Europa come in Asia e in America: dall’elettrificazione delle banchine ai servizi in porto, alle strutture di supporto. Non a caso di mare pulito, liberato da mercantili inquinanti, se ne è parlato anche alla Cop 26 di Glasgow dove i Paesi hanno messo sul tavolo problemi e soluzioni.

Irena riunisce 167 Paesi- tra cui l’Italia- e lavora per lo scambio di informazioni sull’offerta e sulla domanda di energie rilevanti per la navigazione in mare. Con il nuovo accordo nei prossimi due anni si guarderà all’uso anche di idrogeno verde come energia del futuro. Del resto c’è il buon esempio dell’Italia che ha all’attivo una partnership tra Eni e Fincantieri per abbattere le emissioni. Comunque va dato atto a Guy Platten, segretario generale di Ics di ricordare che lo shipping rappresenta quasi il 3% delle emissioni globali di CO2. “Dobbiamo ridurre la nostra dipendenza dai combustibili ad alta intensità di carbonio per alimentare le navi, anche perché negli anni a venire la flotta globale dovrà trasportare combustibili a zero emissioni di carbonio in paesi di tutto il mondo”, ha detto Platten.

La costituzione del “Just Transition Maritime Task Force”, presentato proprio alla COP26, è il documento che pare dare più valore alla intesa Ics-Irena. L’Italia nella stessa sede ha proposto corridoi marittimi verdi prospettando investimenti pubblici e privati a vantaggio di tutte le marinerie. Francesco La Camera, direttore Generale IRENA, vuole accelerare il ritmo della transizione energetica globale. “Eppure – spiega – il settore è anche uno dei più difficili da decarbonizzare, in quanto richiede livelli significativi di investimento e cooperazione per garantire che contribuisca positivamente all’agenda globale sul clima”. Gli impegni cui assolvere non mancano, come si vede e gli interessi in campo sono davvero molti. Ma bisogna ricordare pure che l’International Chamber of Shipping qualche mese fa ha chiesto all’Onu di istituire una tassa globale sulle emissioni di carbonio delle navi. Un’insidia per gli armatori di tutto il mondo che si allontanerà soltanto se nei prossimi anni le acque pulite dei mari saranno assunte come indice di sostenibilità da parte delle compagnie marittime e magari anche dalle società che assicurano le navi-cargo.

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Categories: Economia e Imprese