INTERVISTA A MARCO BETTA, compositore di opere, musica sinfonica e da camera, lavori per il teatro e per cinema – Betta è stato direttore artistico del Teatro Massimo, impegnato da ormai 30 anni nel comporre musica mettendo insieme le antiche culture musicali siciliane con le principali tecniche della musica contemporanea.
Marco Betta è un compositore, nasce ad Enna nel 1964, dove in quel periodo il padre lavora, ma già all’età di 9 anni si trasferisce a Palermo dove inizia a studiare musica, con una chitarra regalata dagli zii ed è così che inizia il suo amore per l’arte dei suoni, un’idilliaca storia che continua fino ad oggi.
A 13 anni è coinvolto dalla musica che ascoltavano i suoi genitori, erano gli anni ’70 e i giradischi percorrevano un momento d’oro per il Rock, con i Pink Floyd, Beatles, Led Zeppelin e tanti altri gruppi musicali che con i loro album entravano nelle case italiane in un periodo storico di completo rinnovo sociale, erano gli anni del boom economico dove anche i gusti musicali si rinnovavano. Ed è così che cominciò a rileggere in un modo diverso la musica che apparteneva esclusivamente agli autori classici a lui molto cari.
A 19 anni si diploma in composizione al conservatorio di Palermo sotto la guida di Eliodoro Sollima. In seguito si perfeziona grazie a tre maestri che lui chiama “bussole fondamentali ”, Armando Gentilucci, Salvatore Sciarrino e Francesco Pennisi.
Nel 1982 fa il suo ingresso ufficiale al festival Spaziomusica di Cagliari con “Triplum” musica composta per due flauti e un violoncello. Il suo linguaggio musicale sembra affascinato dall’antica polifonia e dalla Grecia antica, dove ci si trovano suoni invisibili dove appare vivo un certo collegamento con la cultura popolare, che riemerge sopraffine e capace di esaltare un suono che non si sente.
Un uomo che esprime una evidente e sottile sensibilità per ogni violenza e suprusi verso la società, o meglio l’uomo, ed è così che nel 1992, per ricordare le vittime alla stazione del 2 agosto, compone la musica per un concerto che si terrà in Piazza Maggiore. Le sue armonie in questa composizione appaiono come frasi in una lunga lettera di uno scrittore che parla del suo tempo.
Nel 1993 si trova come tanti altri giovani ad essere spettatore di un periodo particolare e molto difficile per Palermo, ripetuti fatti politici e mafiosi che segnano la storia e la memoria della gente siciliana. Marco ricorda lo scoppio dovuto all’attentato di Borsellino, era poco lontano e ricorda quel rumore come un momento che non potrà mai dimenticare. “E come un suono mai sentito che entra nel cervello e viene messo in una cartella o meglio ancora un suono che segna una data precisa in calendario, un giorno che entra nella vita e sopravvive ogni giorno che passa”. Ed è il ricordo per le vittime che vive in Marco e che spesso lo accompagna anche nelle sue composizioni, dedicate alla sua Sicilia, alla gente e a ciò che fa della sua terra una luogo ricco di capitale culturale e umano ma anche molto conflittuale in uno status sociale non sempre facile.
Tra le sue composizioni per musica come colonna sonara per film ricordiamo, Aldo Moro il Presidente (2008), Le cose che restano (2010), Viva la libertà (2013), Con gli occhi di un altro, Il manoscritto del Principe ; nella discografia classica: La Mennullara, Le corde di Sicilo e l’ultima Opera per musica e film di Robertò Andò, una rilettura sonora tratta dal celebre quadro “La Vucciria” di Renato Guttuso su testi di Andrea Camilleri, dove la musica assieme alle parole accompagnano le immagini del fim con gli attori Francesco Scianna e Giulia Andò, la cui prima esecuzione è stata il 7 febbraio scorso per l’inaugurazione della stagione sinfonica 2015 del Teatro Massimo di Palermo.
Marco, puoi suggerirmi un principio che spiega la musica?
“Quando scrivo da solo, sono come uno scrittore ed è così che racconto il mio tempo, perché la musica non è traducibile, un sentimento o una emozione che resta sospesa, la musica evoca i sentimenti lo diceva già Steiner e Schopenhauer”
Componi musica per diverse discipline, Opera, Balletti, Film, Camera, Musica da scena e altro ancora, cos’è che spira questa tua complessità di traduzione o composizione musicale?
“La sceneggiatura di un film è in ombra e la musica è quella parte di espressione che diventa luce, perché la musica è la sorella di tutte le altre arti. Nella sceneggiatura di una rappresentazione, qualunque essa sia si confonde con gli aspetti degli altri, ed è così che la musica pervade sentimenti e crea una diversa atmosfera”.
Leonardo da Vinci nella prima parte del Libro di Pittura è dedicata al “paragone delle arti”. Leonardo mette a confronto la pittura con la scultura, la musica e la poesia, definendo la musica la sorella minore della poesia, secondo te invece qual è il legame?
La musica è la colonna sonora della poesia come una “melodia – orchestra – armonia”. Parola e Musica sono sempre legate tra loro e come un grande diario di accadimenti con date, momenti, stati d’animo, o meglio ancora un grande album di fotografie che narrano una silenziosa storia.
Trovo in te una grande sensibilità fatta di immagini narrate, un compositore narrante che ama a circondarsi da armonie di grande profondità culturale, posso definire la tua discografia “impegnata”?
“Non ho mai pensato a questo termine, ho sempre lavorato come uno scrittore, con grandi passioni e influenzato dai luoghi in cui vivo, come tutti, ora sono davanti alla finestra e innanzi a me ho una Palermo in una giornata non troppo soleggiata ma in essa c’è parte di me”. Vi è musica ovunque come vi è luce ovunque, ognuno di noi la interpreta per il suo momento ma è sempre qualcosa di infinito”
Che consiglio daresti ad un giovane che desidera diventare compositore?
“I tempi in cui viviamo sono tremendi, è un periodo difficile, ma oggi siamo in un nuovo secolo e sarà ancora molto lungo, perciò vedo nascere molte idee, c’è la possibilità di cancellare la lavagna perché il 900 è già storia passata e ci lascia con un lungo abbraccio. I giovani compositori trovano oggi un terreno distrutto come da una grande guerra, possono perciò costruire qualcosa di veramente nuovo”.
Un futuro diverso e migliore per la musica mi sembra di capire dalle tue parole?
“Oggi il treno corre veloce senza mai fermarsi, ma essere in corsa significa respirare la libertà, la composizione. Le avanguardie del ‘900 sono finite, dobbiamo vedere positivamente il futuro, ci sarà molto spazio per la composizione musicale”.
Con un risentirci a presto, concludo il mio bellissimo dialogo con il compositore, autore non di opere ma di un grande libro che raccoglie le musiche più belle che la mente già custodisce segretamente e per sempre in quell’ “album di fotografie di Marco”.