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Marco Bellocchio merita applausi per il suo film “Rapito” anche se Cannes non l’ha capito

Imagoeconomica

Marco Bellocchio, l’ottantenne regista piacentino che sta vivendo una seconda giovinezza, ha fatto un film straordinario come certamente è “Rapito” che da qualche giorno è nelle sale cinematografiche. L’oscurantismo della Chiesa cattolica di Pio IX, quello del Sillabo ma anche famoso “Non expedit”, ne esce a pezzi e, se è vero che una Chiesa si basa sempre sui suoi dogmi, quando un Papa arriva a far rapire un bambino (il celebre caso Mortara) e a gettare nella disperazione la sua famiglia ebrea, c’è di che riflettere e di che indignarsi. Tempi lontani più di un secolo si dirà ma la laicità dello Stato, faticosamente conquistata in Italia, non è un optional. Ma perché un film affascinante e tecnicamente perfetto come quello di Bellocchio non ha vinto nessun premio al Festival di Cannes? Se lo chiede sul Corriere anche il celebre critico cinematografico Paolo Mereghetti arrivando a due conclusioni entrambe condivisibili. Primo: Cannes “non è il Paradiso in terra per il nostro cinema” e non è nemmeno la Bibbia. Secondo: lasciare la promozione internazionale dei nostri film a francesi e inglesi non è il massimo. La miopia di Cannes non cancella però gli applausi che Bellocchio ampiamente merita. Doppio Up.

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Categories: Cultura