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Marchionne superstar in Borsa e a Detroit

È stato un debutto all’insegna del Toro: la Borsa italiana ha messo a segno un rialzo del 2,3% abbondante sull’onda del brillante debutto di Banco Bpm. Ma anche del buon andamento di Fiat Chrysler, a conferma della ripresa del manufacturing. A Wall Street il Dow Jones ha varcato, nel corso della seduta di venerdì, la vetta dei 20 mila punti. L’occupazione Usa cresce meno del previsto, in compenso salgono i salari. Un’ottima notizia, così come i cenni di ripresa dei prezzi sia negli Stati Uniti che in Europa. L’orizzonte dei mercati si presenta sereno alla vigilia delle prime vere prove del 2017.

IL DOLLARO TORNA A SALIRE IN ASIA. SIDNEY RECORD

Positivi i listini asiatici. In assenza di Tokyo, chiusa per festività, le Borse dell’area Asia Pacific (+0,4%) hanno aperto con il segno più sull’onda della chiusura di Wal Street di venerdì. Sidney +0,8%, ai massimi da 18 mesi. Più cauta Hong Kong (+0,4%), condizionata dal rialzo del dollaro. L’indice Kospi di Seul guadagna lo 0,2%, mentre la valuta della Corea del Sud si deprezza su dollaro a 1.207 (+1,3%).

Continua l’altalena della moneta cinese, che perde colpi sulla valuta Usa: il cambio dollaro yuan si porta a 6,88 da 6,84 della chiusura. Venerdì lo yuan ha perso lo 0,9% sul dollaro, la variazione negativa più ampia degli ultimi 12 mesi. Oggi il tabloid di Pechino Daily Global, portavoce ufficioso del partito, minaccia “prossime ritorsioni” dopo l’incontro a Houston tra la presidente di Taiwan Tsang e membri dello staff del neo presidente.

Petrolio stamane in rosso: Brent a 56,84 dolalri, Wti a 53,70 sull’onda del rafforzamento del dollaro. Pesa anche la ripresa dell’export iraniano, grazie alla deroga sancita dagli accordi Opec e la ripresa della produzione dello shale oil americano. Il future della Borsa di Londra segna un rialzo dello 0,2%.

FCA SPOSTA I NUOVI INVESTIMENTI DAL MESSICO AL MICHIGAN

Fiat Chrysler, al temine di una settimana borsistica trionfale, sfila a Detroit al più importante salone dell’auto del mondo. Sergio Marchionne ha deciso di giocare d’anticipo adeguandosi alla nuova dottrina di Washington. Ieri la casa ha annunciato un investimento da un miliardo di dollari e 2 mila assunzioni per nuovi impianti in Ohio ed in Michigan destinati alla produzione del nuovo Suv di Jeep. Anche la produzione del pick up Ram potrebbe presto lasciare il Messico alla volta del Michigan. Mentendo sapendo di mentire, Fiat Chrysler ha spiegato che la decisione non è legata a motivazioni di natura politica. Ma la mossa arriva dopo i tweet con cui Donald Trump, ha messo nel mirino l’industria a quattro ruote, “rea” si aver concentrato troppi investimenti in Messico.

Le reazioni dei big sono state diverse: Gm ha risposto a tono a Trump, lo stesso ha fatto Toyota (pagando però un alto prezzo alla Borsa di Tokyo), mentre Ford è battuta in ritirata cancellando un investimento al di sotto del Rio Bravo ed annunciando un aumento delle assunzioni in Michigan.

E GOOGLE PRESENTA PACIFICA A GUIDA AUTONOMA

Non è la sola novità targata Fca. Ieri, sempre a Detroit, John Krafcik, numero uno di Waymo (la nuova società Google dedicata alla mobilità) ha presentato Pacifica, minivan Fca adattato per la guida autonoma. Entro febbraio la macchina esordirà sulle strade di Arizona e California.

Cresce così l’attesa per la conferenza stampa che Marchionne terrà a Detroit mercoledì 11, già forte dopo la performance del titolo che ha collezionato a Piazza Affari e Wall Street 5 sedute all’insegna del rialzo arrivando a sfiorare quota 10 euro con un rialzo del 13,5%. Il rally si spiega in buona parte con la raffica di promozioni da parte degli analisti, tra cui Evercore e Mediobanca Securities.

L’ultima è arrivata da Goldman Sachs che ha inserito il titolo Fca nella ‘Convinction buy list’ con un obiettivo di prezzo che passa da 9,9 a 16,5 euro: il broker è convinto che l’ultimo atto di Marchionne, alla guida del gruppo dal 2003, sarà quello di liberare la società della famiglia Agnelli dai debiti già entro il 2018.

UBI VERSO LE GOOD BANKS, BPER SU CARIFE

Al centro dell’attenzione di Piazza Affari resta il settore bancario. Sarà una settimana importante, anche sul piano politico, per Monte Paschi per cui sono già in cantiere due bond garantiti dallo Stato per un importo di 4 miliardi da emettere tra gennaio e febbraio.

Intanto, dopo il debutto record (+26,5%) del titolo, cresce l’attenzione sugli equilibri di Banco Bpm, ormai la terza banca italiana. Ma i riflettori oggi si sposteranno su Ubi (+13,5% in settimana): oggi l’istituto guidato da Victor Massiah dovrebbe compiere il passo decisivo verso il controllo di tre delle quattro good banks (Pop. Etruria, Banca Marche e Carichieti). Salvo sorprese clamorose, i fondi Usa rinunceranno all’acquisto delle sofferenze degli istituti, perciò l’offerta della Banca lombarda resterà senza rivali. Ubi si accinge a rilevare le banche al prezzo simbolico di un euro, più la cessione preventiva degli ulteriori crediti deteriorati. Solo a quel punto verrà effettuata la necessaria ricapitalizzazione. Percorso simile per l’acquisto di Carife da parte di Bper (-1,4% venerdì).

BANCHE VENETE, OGGI LA PROPOSTA AI SOCI

Non meno importante la partita delle banche venete, destinate, almeno così si spera, ad approdare in Borsa entro l’anno dopo una navigazione che si profila complicata. Stamane a Padova i vertici di Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, entrambe controllate dal Fondo Atlante, presenteranno la loro offerta agli azionisti (quasi 200mila in tutto) travolti dalla crisi degli istituti che si avviano alla fusione. Ma prima sarà necessario chiudere la partita con i soci, cui verrà offerto un rimborso del 15% del valore delle azioni per un controvalore di 600 milioni.

Nel corso del 2017 gli Stati dell’Eurozona chiederanno ai mercati circa 900 miliardi con emissioni a medio e lungo termine, circa 30 miliardi in più che nell’anno passato. Intanto le banche Usa, con l’intento di raccogliere più denari possibile prima dell’aumento dei tassi, hanno già collocato bond per 42 miliardi di dollari. Ma in cima all’elenco dei prenditori c’è il Tesoro italiano che, per far fronte alla mole dei rimborsi da effettuare entro l’anno (più i 20 miliardi per il salvataggio delle banche) dovrà chiedere tra i 255 e i 271 miliardi (il programma definitivo non è ancora stato reso noto) contro i 185 della Francia, i 160 miliardi della Germania ed i 120 della Spagna. Il Tesoro italiano stasera annuncerà l’ammontare dell’asta Btp di giovedì 12. Il giorno prima, l’11 gennaio, ci sarà il collocamento di7 miliardi di Bot a 12 mesi (contro un analogo importo in scadenza).

AL VIA LE TRIMESTRALI USA. OGGI I DATI DELL’INDUSTRIA TEDESCA

Comincia la sfilata delle trimestrali Usa, come da tradizione, con i conti di Alcoa, per poi proseguire per tutto il mese (140 società prevedono il board entro fine gennaio). Sotto i riflettori in settimana i conti 2016 delle grandi banche, a partire da quelli di Bank of America e di Wells Fargo in uscita venerdì. Secondo gli analisti conti del settore financial dovrebbero chiudere l’anno con un progresso dell’11% rispetto a dodici mesi fa.

Mercoledì Donald Trump terrà la prima conferenza stampa dal giorno della sua elezione. Al centro dell’attenzione ci sarà la questione delle ingerenze russe nella corsa alla Casa Bianca, ma non mancheranno le novità in materia di fisco, incentivi alle imprese e rapporti internazionali, Cina in testa.

Dopo i dati sul mercato del lavoro (156 mila assunzioni meno del previsto, ma salari in accelerazione del 2,9%) gli operatori concentrano la loro attenzione sugli interventi dei membri della Fed, a partire dalla stessa Janet Yellen che interverrà a Washington. Parleranno anche Eric Rosengreen (Fed di Boston) e James Bullard (Saint Louis). Tra le statistiche spicca il dato sull’andamento dei consumi, visti in crescita dello 0,4% ma condizionati dai pessimi risultati del commercio tradizionale a partire da Macy’s.

Sul fronte dell’Eurozona l’attenzione sarà rivolta ai dati della produzione industriale tedesca di novembre: sono previsti numeri in forte ascesa dopo il tonfo dell’estate.

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