Dopo la laurea in economia alla Bocconi alla fine degli anni ’70, Enrico Marchi, banchiere liberale e oggi Presidente di Banca Finint, che qualcuno chiama “Il Cuccia del Nordest“, ricevette diverse offerte di lavoro dal mondo della finanza, ma le lasciò cadere tutte e preferì tornare a casa in Veneto, nella sua Conegliano. “Le mie radici sono qui e da allora ho sempre pensato – raccontò in un’intervista rilasciata cinque anni fa a FIRSTonline – di come fare qualcosa di utile per il Nordest, la terra che amo infinitamente”. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata e Marchi ha costruito la Finint (Gruppo Finanziaria Internazionale) che controlla quel gioiellino di Banca Finint boutique finanziaria specializzata nella finanza strutturata, nella corporate finance, nell’investment banking e nell’asset management con un ruolo di spicco sul mercato dei mini-bond. Poi ha cominciato a pensare alle infrastrutture del Veneto e ha costruito la Save, holding di un gruppo di aeroporti tra cui Venezia, Treviso, Verona, Brescia, Charleroi, di cui Marchi è Presidente. L’hanno scorso è entrato nel mercato dell’editoria per dare “una voce al Nordest” e ha rilevato con una ventina di imprenditori veneti e friulani i 6 giornali del territorio messi in vendita da Gedi costituendo la Nordest Multimedia (Nem). Ora sul suo tavolo c’è la scommessa del Monte dei Paschi (Mps), di cui – insieme a una cordata di imprenditori italiani – sta pensando di rilevare una quota tra il 7,5% e l’11,5% dal Tesoro e di formare un nucleo di azionisti stabili per dare continuità di futuro alla tormentala banca senese oggi risanata. Marchi non ha risorse finanziarie infinite ma ha un tesoro che altri non hanno: è un incessante vulcano di idee e pensa in grande con l’obiettivo di dare un ruolo di spicco al Nordest e di farlo contare sullo scenario nazionale, al di fuori dei campanilismi e delle tentazioni politiche. Ce ne fossero tanti di Marchi.