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Manutencoop punta al debutto in Borsa entro il 2013

   Da sedici facchini a un gruppo societario che impiega 16 mila persone, con un giro d’affari superiore al miliardo di euro e due obiettivi: comprare un’azienda in Germania per conquistare il mercato tedesco e arrivare in Borsa entro il 2013. È la parabola di Manutencoop, colosso cooperativo bolognese, leader italiano in tutte le attività che servono all’immobile, dalla manutenzione del verde alla sicurezza, dalle pulizie al piano energetico, dai servizi tecnici allo smaltimento dei rifiuti.
   Manutencoop nel 2003 ha dato vita alla società operativa Manutencoop Facility Management spa (di cui ha mantenuto il controllo con il 72%), un’operazione che doveva servire a sbarcare in Piazza Affari già nel 2008. Il progetto si è arenato però nella crisi dei mercati finanziari internazionali. Un percorso rinviato, ma non cancellato e il presidente Claudio Levorato annuncia: “Vorremmo riuscire a concludere la quotazione entro il 2013”. Intanto ci sono altri passi da compiere, soprattutto fuori dai confini nazionali. E’ la Germania il nuovo orizzonte della cooperativa. “Un Paese – dice Levorato – con un tasso di sviluppo importante, ancora in grado di crescere e di offrire opportunità a un’azienda come la nostra”.
   Per conquistare subito una bella fetta del mercato tedesco la società intende comprare un primario operatore del settore e, a questo fine, ha varato a metà aprile un aumento di capitale per 70 milioni di euro. E’ stato scritto, nelle scorse settimane, che l’azienda nel mirino sia Gegenbauer, un gruppo ben radicato in tutto il Paese e con un giro d’affari di 390 milioni di euro, un’ipotesi sicuramente all’esame dei bolognesi. “Abbiamo una decina di dossier aperti sul tavolo – risponde cauto Levorato –: siamo solo all’inizio di un percorso che dovrebbe portarci a fare un acquisto in Germania entro la fine dell’anno, ma è ancora presto per fare un solo nome”. Manutencoop punta a mettere il naso fuori di casa, anche perché in Italia la crescita lenta dell’economia incide sui volumi aziendali. Nel 2010 gli affari hanno subito una lieve flessione, i ricavi sono scesi da 1,150 miliardi a 1,139 miliardi e anche nel primo trimestre 2011 si è registrata una modesta contrazione (261,2 milioni di euro al 31 marzo, contro 274,9 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente). Niente di preoccupante, vista l’ottima performance dell’utile netto, già a 7,3 milioni di euro al 31 marzo 2011 contro 4,7 milioni del primo trimestre 2010 e che dovrebbe portare anche alla distribuzione di un dividendo a fine anno (da tre anni non c’era), ma pur sempre un campanello di allarme.
   “Quella dell’estero – afferma Levorato – è una priorità. La tendenza dovrebbe essere quella di porre in equlibrio, nel tempo, il fatturato che realizziamo in Italia con quello che faremo fuori”. La scelta di guardare ai vicini tedeschi e in generale all’Europa “è dettata dal fatto che il nostro è un settore che si sviluppa in mercati maturi, dove si esternalizzano le attività di gestione dell’edificio. Noi lavoriamo con committenti pubblici o privati per grandi misure, supermercati per esempio o ospedali di cui, in genere, curiamo il servizio di sterilizzazione e lavaggio. Il 55% del nostro fatturato viene dal settore pubblico, il 45% dal privato”. Accanto ai progetti internazionali Manutencoop sta curando anche la crescita di settori limitrofi al business principale, come gli ascensori, un’attività che viene prestata anche a una clientela “retail”, per esempio a singoli condomini. “Oggi abbiamo in gestione circa 12 mila ascensori – dice Levorato – e siamo presenti in molte regioni, ma vogliamo ampliare ancora il nostro network. Con un piano di investimenti per circa 15 milioni pensiamo di arrivare a gestire 25 mila ascensori nel giro di qualche anno”. Manutencoop infine è uno degli azionisti di Unipol e Levorato, che siede nel cda della compagnia assicurativa, fu uno dei principali avversari dell’ex presidente Gianni Consorte ai tempi della scalata a Bnl. Come giudica oggi la condanna inflitta dal Tribunale di Milano, per Antonveneta, anche a Unipol e la confisca di 39,5 milioni di euro? “Stupefacente – risponde – non capisco come si possa condannare una società nel caso in cui i suoi amministratori si siano comportati male. Unipol dovrebbe essere considerata una vittima non un carnefice”.

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