“Quanto disposto con la manovra, sommato a quanto fatto negli anni passati, ci porterà linearmente all’obiettivo del pareggio di bilancio, che è fondamentale perché farà scattare in automatico la diminuzione del debito pubblico”. Queste le certezze del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che nel primo pomeriggio ha illustrato i punti principali della finanziaria in nua conferenza stampa al Tesoro. Il testo è stato firmato stamattina dal presidente della Repubblica ed oggi stesso sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Il superministro ha poi chiarito il reale impatto della manovra sui bilanci dei prossimi anni: “nel 2011 dal decreto arriveranno due miliardi, nel 2012 sei miliardi, nel 2013 diciotto miliardi più altri due dalla delega assistenziale. Infine, nel 2014, dal decreto arriveranno 25 miliardi, più altri 15 dalla delega”. L’entità complessiva del provvedimento è quindi di 51 miliardi in quattro anni. Se si aggiunge la legge delega per la riforma fiscale (17 miliardi fra 2013 e 2014), si sale a 68 miliardi.
Tremonti ha poi ribadito che “nessuno ha chiesto all’Italia di fare il pareggio di bilancio nel 2011. Dobbiamo farlo nel 2014 e già da oggi abbiamo tutti gli strumenti di legge per riuscirci”. A questo scopo, il ministro ritiene che la delega sulla riforma fiscale sarà esercitata entro il 2012. In caso contrario, “ci impegnamo al blocco del 15% di tutti i regimi di assistenza fiscale”.
Quanto ai tagli ai costi della politica, “ci sono e sono di enorme rilievo”. E proprio non si poteva fare di più, visto che “un intervento più radicale non sarebbe stato firmato dal presidente della Repubblica”. Addirittura, le sforbiciate al mondo politico rappresenterebbero un cambiamento “rivoluzionario e radicale per il Paese”. Il provvedimento “si poteva fare alla Masaniello – ha sottolineato ancora Tremonti – ovvero che tutto cambi perché nulla cambi”.
Nonostante la ritrovata serenità nell’Esecutivo, la manovra continua ad essere attaccata dai Comuni, messi in crisi dai tagli agli enti locali unitamente al patto di stabilità. L’Anci è sul piede di guerra: “In assenza di risposte esaustive – si legge in una nota dell’Associazione – adotteremo tutti gli strumenti necessari” anche attraverso “il ricorso alla Corte costituzionale”. Così com’è – secondo Graziano Del Rio, vice presidente dell’Anci – la finanziaria è “una pietra tombale sul federalismo”. Anche secondo Vasco Errani, presidente della Conferenza delle regioni, “la manovra non assicura possibilità al Governo territoriale e comporta la non governabilità del territorio”.