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Manovra: su fisco, reddito e bonus partiti all’assalto ma Draghi frena

Imagoeconomica

Al presidente del Consiglio Mario Draghi spetta un compito inevitabile: blindare la manovra di bilancio che sta per entrare nel vivo del Parlamento. Parte oggi, 29 novembre, il faccia a faccia con le singole forze politiche per rendere la navigazione della legge di Bilancio più “ordinata” possibile, dati anche i tempi stretti (c’è un mese per convertirla in legge). Non ci sono i margini per sbagliare, e con una maggioranza sempre più divisa il premier tenta di scongiurare eventuali conflitti parlamentari che porterebbero a un freno alla manovra e, contemporaneamente, “salvare” l’intesa appena raggiunta sugli 8 miliardi destinati al taglio delle tasse previsti dalla legge di Bilancio 2022.

Gli incontri di Draghi, insieme al ministro dell’Economia Daniele Franco e a quello dei Rapporti con il Parlamento Federico d’Incà si svolgeranno con i capigruppo parlamentari e i capi delegazione delle forze politiche di maggioranza: alla 17:30 i Cinque Stelle, martedì 30 alle 12 la Lega, nel pomeriggio Forza Italia e Pd. Mercoledì sarà la volta di Coraggio Italia, Italia Viva e a seguire Leu. Contemporaneamente il ministro Franco incontrerà oggi i sindacati al Mef nell’ambito della riforma fiscale.

Sempre oggi scade il termine per presentare gli emendamenti in commissione Bilancio del Senato. Sul tavolo 600 milioni per finanziare le modifiche introdotte dal Parlamento. Prima che si entri nel vivo però bisognerà attendere la fine degli incontri tra il premier e i diversi partiti.

Sul fronte della manovra sono già iniziate le scintille tra i partiti, che ovviamente cercheranno di portare a casa quante più bandierine possibile. Il dibattitto all’interno della maggioranza è ormai animato da diversi giorni e non mancano le richieste e le polemiche degli schieramenti politici.

Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi chiederà al presidente Draghi non solo di mantenere i bonus edilizi, ma di estenderli alle case monofamiliari e agli impianti sportivi e anche un differimento delle cartelle esattoriali e degli altri adempimenti fiscali oltre il 31 dicembre. Su questo punto il centrodestra è compatto. Matteo Salvini vuole la flat tal e poi torna sul reddito di cittadinanza per spostare le risorse verso il caro-bollette: “Abbattere i costi folli di luce e gas, il resto può aspettare.”, scatenando l’ira dei Cinque Stelle per il quale “il reddito di cittadinanza non si tocca” e proveranno a battersi ancora sul Superbonus e togliere il tetto Isee di 25mila euro per le villette. I grillini inoltre chiederanno anche l’accredito diretto sul conto corrente delle spese detraibili, ossia il cashback fiscale. Dall’opposizione anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, propone un taglio del reddito di cittadinanza ma per ridurre il cuneo fiscale. Fra gli emendamenti del Partito democratico ci sono la scuola, sul piano previdenziale chiedono che accedano all’Ape sociale gli edili con 30 anni di contributi anziché 36 e i precoci-gravosi e, infine, i Dem propongono di potenziare le misure di accesso al credito attraverso fondo centrale di garanzia, confidi e microfinanza. L’unico punto di incontro tra i partiti di maggioranza sembrerebbe quello di impedire l’uscita di Draghi da palazzo Chigi. Andiamo a vedere nel dettaglio i capitoli su cui si preannuncia battaglia.

Fisco: taglio Irpef

La sforbiciata sulle imposte per ora è fissata: le aliquote si riducono. Da cinque passano a quattro con la cancellazione di quella al 41%. Dal 2022, la fascia di reddito fino a 15mila resterà al 23%, quello 15-28mila andrà dal 27% al 25%, il terzo scaglione diventerà 28-50mila euro e passerà dal 38% al 35%, mentre oltre i 50mila si andrà direttamente al 43%. Sarà anche ridisegnata la curva delle detrazioni, che andrà ad assorbire il bonus Renzi (i famosi 80 euro mensili estesi a 100).

I vantaggi più significativi, relativi al taglio dell’Irpef, riguarderanno chi ha un reddito tra i 30mila e i 60mila euro lordi l’anno. Secondo i dati del ministero dell’Economia, si tratta di circa 7 milioni di contribuenti. Nonostante la scomparsa dello scaglione al 41%, (innalzato direttamente al 43%), i vantaggi fiscali si sentiranno anche per le fasce più alte perché andranno a beneficiare della riduzione delle aliquote applicata sulla propria quota di reddito più bassa. Tuttavia, sui redditi più bassi andrà a pesare molto più la nuova curva delle detrazioni che le nuove aliquote, soprattutto per i dipendenti e i pensionati.

Reddito di cittadinanza

Sul dibattito sul reddito di cittadinanza è intervenuto anche Silvio Berlusconi: “La revisione del reddito di cittadinanza è un compromesso ragionevole”. Ma è Matteo Salvini che chiede un’ulteriore stretta per recuperare fondi per il taglio delle tasse e il caro-bollette. Draghi però non sembra voler inasprire la stretta varata con la manovra, che già prevede più controlli, con la sospensione del sussidio nei casi sospetti, l’addio ai navigator e la revoca definitiva in caso di doppio rifiuto del lavoro, con riduzioni fin dal primo rifiuto.

Superbonus

Abbassare il valore del superbonus edilizio dal 110% all’80%. È la proposta del leader della Lega, Matteo Salvini: “Invece di inventare un’improbabile proroga al 2023 del Superbonus al 110% per unità unifamiliari e villette con Isee inferiore a 25mila euro, non avrebbe più senso abbassare dal 110% al 70-80% in modo che i privati ci mettano qualcosa e si possa estenderlo a tutti?”. Mentre l’abolizione di questo limite è chiesta a gran voce dai Cinque Stelle, contrari, con tutte le associazioni dell’artigianato, anche alle nuove e più restrittive regole burocratiche di controllo sulle agevolazioni.

Sembrerebbero esserci buone notizie per chi ha intenzione di effettuare lavori di ristrutturazione in casa. I vecchi bonus edilizi potrebbero continuare a beneficiare di sconto in fattura e della cessione del credito. Si parla del bonus ristrutturazione tradizionale, dell’ecobonus per l’efficientamento energetico e del Sismabonus.

Pensioni

Le pensioni sono l’ultimo nodo da sciogliere. La manovra ha guadagnato un altro anno di tempo con Quota 102 (64 anni e 38 di contributi), valida solo per il 2022. Nella manovra si trova anche la proroga fino al 31 dicembre 2022 dell’Ape sociale, con l’allargamento della platea di coloro che potranno lasciare il lavoro a 63 anni con 36 di contributi. Anche Opzione donna potrebbe essere oggetto di alcune proposte per renderla strutturale.

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