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Manovra, Salvini e Di Maio aprono: deficit sotto il 2,4%

Imagoeconomica

Il fortino del 2,4% è crollato. I vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno ammesso la possibilità di ridurre il deficit-Pil previsto per il 2019, con l’obiettivo di disinnescare la procedura d’infrazione avviata dall’Europa.

I due vicepremier sarebbero disponibili a scendere fino al 2,2%, risparmiando 3,4 miliardi su una manovra che ne vale 37, di cui 22 in deficit. Come? Rinviando alla primavera l’avvio delle pensioni a quota 100 e del reddito di cittadinanza.

Non è detto che ciò basti a convincere l’Europa, soprattutto perché delle due misure simbolo da 16 miliardi non cambiano di una virgola e peseranno in modo spaventoso sui conti del 2020.

Senza contare che i 3,4 miliardi “risparmiati” potrebbero essere spostati alla voce “investimenti pubblici”, mantenendo il deficit al 2,4% e di fatto modificando solo la composizione del disavanzo, nella speranza che diventi più digeribile per la Commissione europea.

“Penso nessuno sia attaccato a quello – ha detto Salvini – se c’è una manovra che fa crescere il Paese può essere il 2,2, il 2,6… Non è problema di decimali, è un problema di serietà e concretezza”.

Aperture sono arrivate anche da fonti a 5 Stelle: “Il Presidente Conte ha tutto il nostro sostegno. Come abbiamo sempre detto il tema non è il muro contro muro sul deficit, su cui c’è sempre stato pieno dialogo. Non difenderemo i numerini, ma i cittadini. È essenziale che gli italiani possano trovare lavoro grazie al Reddito di cittadinanza e possano andare in pensione con quota 100. Queste misure e la platea individuata restano uguali”.

Di tutto questo si discuterà in un vertice sulla manovra che si terrà stasera a Palazzo Chigi.

Il vero problema è che l’Europa pretende uno sforzo maggiore, ovvero una discesa del deficit 2019 al 2% del Pil. Significa 6-7 miliardi in meno. In altri termini, per accontentare Bruxelles, una delle due misure – pensioni o reddito di cittadinanza – dovrebbe saltare.

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Categories: Politica