Lo strappo con i sindacati non è bastato a far chiarezza sulla manovra. Mentre in tutta Italia le parti sociali manifestano unite contro le misure del governo Monti, il nuovo pacchetto si è arenato nelle sabbie mobili degli emendamenti. E alla fine il rinvio è stato inevitabile. L’Ufficio di presidenza di Montecitorio ha approvato la richiesta avanzata dai presidenti delle commissioni Bilancio e Finanze di Montecitorio, Giancarlo Giorgetti (Lega) e Gianfranco Conte (Pdl), che hanno ottenuto 24 ore in più per concludere l’esame. L’approdo del testo alla Camera slitta così da domattina a mercoledì (ore 10).
Il nodo fondamentale da sciogliere resta quello dei saldi, che non potranno essere scalfiti nemmeno di un centesimo. L’Esecutivo non ha ancora trovato i 4-5 miliardi di coperture necessarie per dare il via libera alle modifiche sui due interventi più controversi: l’Imu-Ici sulla prima casa e lo stop all’indicizzazione delle pensioni.
“Non abbiamo ancora avuto una risposta conclusiva dal governo – ha spiegato il relatore Piepaolo Baretta (Pd) -. Se avessimo trovato le coperture saremmo già in Aula. Siamo orientati a fare tutto quello che serve per trovare una soluzione”, ma “serve più tempo: è stato presentato il primo blocco di emendamenti, adesso sarà votato e prima di affrontare i tempi più importanti ci sono 46 articoli da esaminare”.
Per risolvere lo stallo il premier Mario Monti ha incontrato oggi il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda. E’ possibile che nelle prossime ore i capigruppo di Pd, Pdl e Terzo Polo siano ricevuti da esponenti dell’Esecutivo, se non direttamente dal Presidente del Consiglio.
Vediamo ora quali sono le ultime novità confluite nell’emendamento delle commissioni (fatti salvi ulteriori interventi che i relatori potranno depositare nel corso della giornata):
PENSIONI E STIPENDI CASH, IL TETTO RIMANE A 500 EURO
Al momento non è stato richiesto di modificare la soglia massima per il pagamento in contanti di stipendi, pensioni e compensi da parte della pubblica amministrazione. Il tetto rimane così quello previsto dal decreto, 500 euro. L’emendamento precisa poi che le transazioni dovranno avvenire per mezzo di “carte di pagamento prepagate” e “carte elettroniche istituzionali, inclusa la tessera sanitaria”. Pare così scongiurato il rischio che migliaia di pensionati siano costretti ad aprire conti correnti.
MANAGER PUBBLICI: STRATTA SUGLI STIPENDI NELLE SOCIETA’ NON QUOTATE
L’emendamento prevede un giro di vite sui compensi degli amministratori che operano nelle società non quotate poste sotto il diretto controllo del ministero dell’Economia. Le aziende “saranno classificate per fasce sulla base di indicatori dimensionali quantitativi e qualitativi. Per ciascuna fascia sarà determinato il compenso massimo al quale i consigli di amministrazione dovranno far riferimento, secondo criteri oggettivi e trasparenti, per la determinazione degli emolumenti da corrispondere”. L’operazione sarà ripetuta “almeno ogni tre anni”, in relazione “ai mutamenti di mercato e al tasso di inflazione programmato, nel rispetto degli obiettivi di contenimento della spesa pubblica”.
RIFINANZIATI LSU PER NAPOLI E PALERMO
Un emendamento alla manovra prevede il rifinanziamento dei lavori socialmente utili per Napoli e Palermo.
NUOVO ISEE, ATTENZIONE A FAMIGLIE NUMEROSE
Nella definizione dell’Indicatore della situazione economica equivalente (utilizzato per la concessione di agevolazioni fiscali e benefici assistenziali) si chiede di tener in maggiore considerazione le famiglie numerose, valorizzando di più la componente patrimoniale e aumentando al contempo i controlli.
EQUITALIA, PIU’ TEMPO PER PAGARE I DEBITI A RATE
I contribuenti in debito con il Fisco avranno più ossigeno per mettersi in regola con il pagamento delle rate inevase. Si avrà tempo fino alla scadenza della rata successiva, senza che scatti la decadenza della rateizzazione e l’iscrizione a ruolo. Si prevede anche la possibilità di dilazione nel pagamento delle rate, che “può essere prorogata una sola volta per un ulteriore periodo e fino a settantadue mesi, a condizione che non sia intervenuta decadenza. In tal caso il debitore può chiedere che il piano di rateizzazione preveda, in luogo della rata costante, rate variabili di importo crescente per ciascun anno”.