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Manovra Monti, le farmacie contro le liberalizzazioni

La nuova norma contenuta nel decreto Monti non piace a Federfarma: “Non ci sono i benefici per i consumatori, i prezzi sono fissati dalle case farmaceutiche e non ci sono margini per le farmacie per praticare una politica commerciale diversa”. E poi c’è la questione della sicurezza del farmaco e della tutela della salute

Manovra Monti, le farmacie contro le liberalizzazioni

Consentire anche  ai supermercati ed alle parafarmacie di vendere i farmaci di fascia C (cioè quelli che richiedono una ricetta medica ma che non sono mutuabili) porterà un beneficio in termini di prezzi più bassi per i consumatori? Oppure si tratta di un fatto di comodità, visto che, secondo alcuni, le farmacie sono troppo poche?

La nuova norma di liberalizzazione contenuta nel decreto Monti, sta sollevando dure critiche non solo da parte di Federfarma (la federazione dei titolari di farmacie) ma anche di molti esperti della sanità  e dell’Aifa che è l’Agenzia italiana del farmaco, organo che vigila sulla sicurezza dei farmaci e sulla loro distribuzione.

A loro parere una tale misura non porterà alcun beneficio in termini di prezzo per i consumatori, nè maggiore sicurezza sull’utilizzo dei farmaci. Infatti i prezzi, dicono in Federfarma sono fissati dalle case farmaceutiche e non ci sono  margini per le farmacie per praticare una politica commerciale diversa. Se si vuole portare degli effettivi benefici ai consumatori allora si proceda ad una riduzione dei prezzi stabiliti dai produttori, oppure si provi ad instaurare una maggiore concorrenza di prezzo tra prodotti simili. Se poi il problema è quello della maggiore diffusione delle farmacie sul territorio, allora si proceda ad una più frequente revisione della pianta organica. Del resto le parafarmacie, che sono negozi non sottoposti alla disciplina delle farmacie tradizionali, e nemmeno all’intensità dei loro controlli, in genere si collocano nei centri delle città o nelle zone commercialmente più interessanti, non certo nelle periferie o nelle zone rurali.

Inoltre c’è un problema di sicurezza del farmaco e di attenzione verso la contraffazione che, allargando la rivendita di prodotti che richiedono la ricetta medica ad esercizi non sottoposti alle rigide regole delle farmacie, potrebbe portare ad un  grave deterioramento delle garanzie per i cittadini.

Infine, se è vero che la maggiore concorrenza è una indicazione che viene dalle autorità europee, è anche vero che in nessun paese dell’Europa i farmaci che richiedono una ricetta medica possono essere venduti al di fuori delle farmacie. E su questo nessuna autorità comunitaria ha mai avuto nella da ridire.

“In definitiva – dice la presidente di Federfarma Annarosa Racca – la questione delle farmacie non è materia  che riguarda le  liberalizzazioni e quindi i benefici che possono derivare ai cittadini da una maggiore concorrenza. Si tratta di un problema che va visto principalmente sotto l’aspetto della sicurezza sanitaria nell’uso dei farmaci ed inquadrato nel più generale problema dei servizi che le farmacie sono chiamate a svolgere a tutela della salute.”

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