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Manovra Monti, i Verdi non sono soddisfatti

Oggi tutti gli occhi sono puntati su Montecitorio. Ma proprio sul lato opposto della Piazza, nella sala conferenze omonima, sono convenuti esponenti del Partito verde europeo e di diverse organizzazioni non governative, per continuare il dibattito sulle proposte Green per uscire dalla crisi. “Non siamo solo dei romantici, che hanno idee poetiche e simpatiche”, puntualizza Pierre Jonckheer, presidente di Green European Foundation, “ma facciamo proposte concrete e riteniamo che debbano iniziare a fare parte della riflessione comune”. In Italia come in Europa, perché “qualsiasi scenario che preveda la frammentazione dell’area euro è per noi inaccettabile”.

“Il nostro è un giudizio negativo sulla manovra presentata dal premier Mario Monti”, ha specificato Giulio Marcon, il portavoce della Ong Sbilanciamoci!. “Ci aspettavamo una apertura maggiore, un cambiamento più radicale. E’ una manovra che non assicura la crescita. Non ci sono politiche ispirate alla sostenibilità. Si tratta solo di grande rigore che verrà però pagato dalla povera gente”.

I Verdi hanno dunque le loro proposte concrete e si rammaricano di non essere tenuti abbastanza in considerazione. La “Dichiarazione di Parigi”, un documento cui hanno aderito tutti gli esponenti dei Green europei (eccetto Svezia e Regno Unito), è il cavallo di battaglia con cui Jonckheer spera di conquistare Bruxelles l’8 e il 9 dicembre. I Verdi propongono un “Green New Deal” in grado di rilanciare l’economia, di ripensare l’importanza della politica e di portare avanti un nuovo modello di sviluppo. Di ridare slancio alla produzione, ma una produzione sostenibile. E di creare occupazione per sostenere consumi eco-sostenibili. Infine soprattutto di redistribuire la ricchezza, perché negli ultimi anni il divario tra facoltosi e non è aumentato in maniera spropositata.  

Per quanto riguarda le finanze pubbliche i Green puntano a tagliare la spesa militare e i finanziamenti sulle grandi opere, favorendo invece i piccoli progetti che partono più rapidamente e ridanno fiato all’economia in tempi brevi. Inoltre insistono sulla necessità di una politica di legalità e giustizia fiscale, uno dei punti per cui colpevolizzano la manovra Monti di non aver preso misure adeguate. Infine puntano a creare una fiscalità ecologica, basata su una carbon tax sulle emissioni di Co2. (Scarica il 13esimo rapporto di Sbilanciamoci!) 

Non è tanto la rabbia a caraterizzare l’atteggiamento degli ecologisti verso le nuove misure dell’Esecutivo, quanto piuttosto una certa disillusione. Prevale un senso di delusione nei confronti di un Governo che proprio in quanto tecnico avrebbe potuto dare spazio a nuove idee e cercare di lanciare un nuovo modello di sviluppo economico ecologico e sostenibile. Ma le misure di Monti sono la risposta a una soluzione di brevissimo termine. E’ importante che il dialogo si intensifichi e si continuino a diffondere le loro proposte tra l’opinione pubblica. Solo così forse, anche la classe dirigente potrà cambiare idea. 

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