L’Unione europea boccia seccamente il deficit al 2,4% per il 2019 previsto dal Def (Documento di Economia e finanza) dal Governo italiano. Lo scrivono gli eurocommissari Moscovici e Dombrovskis in una lettera inviata ieri al ministro dell’Economia, Giovanni Tria che nei giorni scorsi aveva illustrato alla Commissione europea i cardini della manovra di bilancio.
I due eurocommissari esprimono “grave preoccupazione” per quella che ritengono una “significativa deviazione” del Def dai parametri europei e avvisano che, se in Parlamento l’obiettivo del 2,4% di deficit per il 2019, non verrà corretto, la manovra sarà bocciata e l’Italia andrà incontro alla procedura d’infrazione con effetti inevitabili sul rating del nostro debito che le agenzie diffonderanno a fine ottobre e che potrebbe infiammare i mercati.
Dopo l’allerta dell’Europa, la tensione ai vertici del Governo è palpabile, anche perchè le coperture per le spese previste nella manovra sia per il reddito di cittadinanza che per l’avvio della flat tax e soprattutto per lo smontaggio delle legge Fornero sulle pensioni sono tutt’altro che certe e, allo stato, mancherebbero 17 miliardi su 40.
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Ma il leader dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, che teme il ridimensionamento degli stanziamenti per il reddito di cittadinanza, non ci sta e insiste nel dire che il 2,4% di deficit non si tocca, malgrado il Quirinale – dopo le visite del presidente della Bce Mario Draghi e del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco – abbia raccomandato molta prudenza al Governo per prevenire sia lo scontro frontale con l’Europa che una possibile crisi finanziaria. E il presidente dell’Europarlamento e n.2 di Forza Italia, Antonio Tajani, non ha mancato di bollare come “dissennata” la manovra del Governo.
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In realtà, Cinque Stelle e Lega fanno spallucce perchè lo scontro con l’Europa sarebbe il leitmotiv della prossima campagna elettorale europea, anche se a farne le spese saranno gli italiani e soprattutto i contribuenti onesti che, dopo aver regolarmente pagato le tasse, si vedono oro beffati da una pace fiscale, come quella prevista dal Def, che prevede di fatto un condono senza sanzioni e spese di mora pagabile in cinque anni.