Riprende oggi alla Camera la discussione sulla legge di Stabilità e i deputati devono fare i conti con le questioni lasciate irrisolte dal Senato. La più scottante riguarda il cosiddetto piano per il Sud, che ancora deve prendere forma. Secondo le ultime indiscrezioni, le ipotesi d’intervento sul tavolo del ministero dell’Economia sono almeno tre:
1) un credito d’imposta automatico del 10% per le aziende che investono nel Mezzogiorno;
2) l’aumento al 160% del super-ammortamento per le imprese che nel 2016 acquisteranno macchinari e attrezzature (al momento, la manovra introduce l’incentivo in tutto il Paese per una quota pari al 140% del prezzo d’acquisto);
3) il mantenimento del bonus assunzioni al 100% anche per l’anno prossimo (la legge di Stabilità prevede che lo sgravio si riduca del 40% per chi assume dal primo gennaio).
Fra queste opzioni la più verosimile è la prima, non solo perché si sommerebbe al super ammortamento del 140% già previsto in tutta Italia, ma soprattutto perché, diversamente dalle altre due misure, non dovrebbe essere comunicata preventivamente alla Commissione europea per la valutazione sugli aiuti di Stato.
D’altra parte, proprio l’Esecutivo comunitario gioca un ruolo decisivo nel destino della manovra. In primavera Bruxelles deciderà se accordare al nostro Paese gli ulteriori margini di flessibilità chiesti dal governo Renzi. Al momento, la clausola più in bilico è quella che riguarda l’emergenza migranti: se la Commissione la riterrà applicabile, consentirà al nostro Paese di aumentare il deficit dello 0,2% del Pil e ciò significa che l’anno prossimo il governo potrà indebitarsi per altri 3,3 miliardi di euro.
Di questa somma, il Premier ha già fatto sapere che intende destinare un miliardo alla sicurezza e un miliardo alla cultura. Si tratta probabilmente di una valutazione prudenziale, nell’ipotesi che l’Europa non conceda tutto lo spazio di manovra aggiuntivo chiesto da Roma. Se il via libera sarà completo, il governo italiano avrà in cassa un tesoretto di altri 1,3 miliardi.
Ad oggi, invece, i deputati sono costretti a finanziare tutte le nuove proposte di modifica alla manovra con i 150 milioni di euro lasciati in dote da Palazzo Chigi e dal Tesoro. Questa somma non consente d’intervenire su quasi nessuna delle questioni ancora aperte (dai lavoratori pubblici alla flessibilità sulle pensioni), per cui alla Camera ogni cambiamento della legge di Stabilità dovrà avvenire a saldi sostanzialmente invariati. Ma rimettendo mano a cosa?