L’Italia schiva all’ultimo la procedura d’infrazione Ue. Martedì sera il Governo ha trovato un accordo con la Commissione europea, la quale mercoledì mattina ha ratificato ufficialmente l’intesa. La retromarcia del governo gialloverde è arrivata a Bruxelles sotto forma di una lettera firmata dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dal ministro del Tesoro, Giovanni Tria, con cui il governo si impegna a modificare in modo sostanziale la manovra, da cui saranno tagliati più di 10 miliardi di euro.
LO SPETTRO DELL’ESERCIZIO PROVVISORIO
A questo punto la palla passa al Parlamento italiano, che dovrà approvare la manovra entro il 31 dicembre, evitando l’esercizio provvisorio. Il testo del maxiemendamento dovrà arrivare in Aula al Senato il prima possibile, per poi tornare alla Camera e incassare l’approvazione definitiva.
Intanto, le opposizioni tuonano contro una manovra che ancora non c’è, ma alle 12 di oggi il presidente del Consiglio dovrebbe illustrare i contenuti dell’accordo con Bruxelles.
PREVISIONI DI CRESCITA E DEFICIT STRUTTURALE
Secondo le indiscrezioni, a convincere la Commissione sono state tre misure nuove (mini web tax per i colossi di internet, stop all’indicizzazione delle pensioni alte e ulteriori dismissioni ) insieme alla garanzia che alla fine arriverà una mini-riduzione del deficit strutturale (il dato al netto del ciclo economico e delle misure una tantum).
Oltre a tagli per più di 10 miliardi rispetto alla versione originaria della manovra (che valeva 37 miliardi), Bruxelles ha imposto all’Italia anche di rivedere le stime di crescita per l’anno prossimo. Adesso il Governo prevede che nel 2019 il Pil del nostro Paese salirà dell’1%, contro il +1,5% inserito nell’ultima nota di aggiornamento al Def e difeso strenuamente fino a pochi giorni fa. È questo il passaggio tecnico che permette di ridurre il deficit strutturale pur mantenendo il disavanzo a quel 2,04% messo sul tavolo la settimana scorsa da Conte. Scendere sotto il 2% sarebbe stato mediaticamente insostenibile per il governo, ma riducendo il denominatore del rapporto (cioè il Pil) calano anche le risorse che l’Italia potrà usare in deficit e finalmente i conti tornano agli occhi dell’Europa.
TAGLI A REDDITO DI CITTADINANZA E QUOTA 100
Per far quadrare i conti sono stati decisivi i tagli ai due provvedimenti bandiera targati Movimento 5 Stelle e Lega: il reddito di cittadinanza e la quota 100 per le pensioni perdono in tutto circa quattro miliardi e difficilmente vedranno la luce prima di aprile. Malgrado le affermazioni in senso opposto arrivate pochi giorni fa dal vicepremier grillino, Luigi Di Maio, a questo punto sembra impossibile che la platea dei potenziali destinatari del reddito non venga ridimensionata.
TAGLIO ALLE COSIDDETTE PENSIONI D’ORO
Confermato il taglio delle cosiddette pensioni d’oro, ovviamente solo quelle retributive. La sforbiciata colpisce chi incassa almeno 100mila euro lordo l’anno e prevede tagli progressivi dal 10 al 40% delle pensioni che superano il mezzo milione l’anno.
IL COMPROMESSO SULL’ECOTASSA
Sull’ecotassa si è consumato un braccio di ferro fra Lega e Movimento 5 Stelle. Si va verso un contributo pieno per i veicoli elettrici e ibridi, compresi quelli a due ruote. Il bonus sarà però legato alla rottamazione dei mezzi inquinanti. Per le auto il massimo dell’incentivo sarà di 6mila euro, mentre per moto e scooter 3mila. Arriveranno anche una sovrattassa per le auto inquinanti di grossa cilindrata e 5 milioni di euro per l’installazione di nuove colonnine elettriche. Il bonus e il malus saranno in vigore dal primo marzo 2019 al 31 dicembre 2021.
RIDUZIONE DEL CUNEO FISCALE
Tra le certezze della manovra anche la riduzione del cuneo fiscale per i datori di lavoro grazie alla riduzione del 30% dei contributi Inail. Il costo della misura è di 600 milioni, soldi che saranno destinati principalmente alle grandi aziende.
ADDIO TOTOCALCIO
Per fare cassa c’è poi l’idea di sostituire il Totocalcio, ormai moribondo, con un gioco nuovo che sia in grado di recuperare clienti sottraendoli al mondo delle scommesse sportive.
STRETTA SUI GIOCHI
Nell’informativa al Senato, Conte ha fatto sapere che la manovra conterrà anche “un pacchetto di misure che incrementa il prelievo sui giochi con l’aumento del Preu, la riduzione delle percentuali minime di pay-out e dal primo gennaio 2019 un’imposta unica sui concorsi pronostici e sportivi”.