La Manovra 2025 è in fase di preparazione e il governo si trova a dover cucinare un piatto prelibato con ingredienti scarsi. Nonostante le promesse di una ricca legge di bilancio, le risorse disponibili sono limitate e le porzioni potrebbero essere più modeste del previsto. Giorgia Meloni, che continua a predicare l’evangelica prudenza ai suoi ministri, ha ribadito il mantra della stagione: “Niente più soldi gettati dalla finestra e bonus a pioggia. Tutto deve essere concentrato su imprese e famiglie.” Questo è il succo del suo discorso, commentando le ultime previsioni Istat che, con un abbassamento al ribasso del Pil per il 2024 allo 0,6%, sembrano allontanare il miraggio dell’1% di crescita previsto nel Def.
Tra le certezze, sembra quasi sicuro che la maxi-deduzione per le imprese che assumono verrà confermata. Si vocifera anche di una riforma dei fringe benefit, quei bonus aggiuntivi sotto forma di beni e servizi come auto aziendali o cellulari. Attualmente, i dipendenti con figli a carico possono godere di una soglia esente da tasse fino a 2mila euro, mentre gli altri devono accontentarsi di mille euro. Nella nuova manovra, il governo potrebbe semplificare la situazione con un tetto unico tra 1500 e 2000 euro.
La sfida dell’aliquota Irpef
La prossima legge di Bilancio sembra destinata a includere il ritorno del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti e uno sgravio anche per le lavoratrici autonome. Inoltre, le aziende che assumono a tempo indeterminato potrebbero continuare a beneficiare della maxi-deduzione al 120%.
Un’altra possibile novità riguarda l’Irpef. Il governo sta valutando una riduzione dell’aliquota intermedia dal 35% al 33% e l’ampliamento della fascia di reddito del secondo scaglione, portandola da 50mila a 60mila euro. La speranza è che il concordato preventivo per le partite Iva, in scadenza il 31 ottobre, possa fare la differenza. Se si riusciranno a tagliare le aliquote anche al ceto medio dipende da come andrà il concordato preventivo biennale.
Sempre in tema di aiuti, ma focalizzandoci specificamente su quelli destinati alle famiglie, il governo ha smentito le recenti indiscrezioni secondo cui l’Assegno unico, il supporto mensile per le famiglie con figli a carico, sarebbe stato ridotto. Sembra sicuro che le lavoratrici autonome beneficeranno dello sgravio per le mamme.
Pensioni in stallo
Il dossier pensioni presenta ancora delle incognite. La Lega spinge per l’introduzione di Quota 41, mentre Forza Italia insiste per un aumento delle pensioni minime. Giorgia Meloni ha assicurato che il governo sta lavorando per una rivalutazione significativa delle pensioni minime, con un incremento al 120%, e ha ribadito l’impegno a mantenere questa misura tra le priorità della legge di Bilancio.
Tuttavia, le opposizioni esprimono preoccupazione per le coperture finanziarie e temono che ci possano essere tagli. Francesco Boccia, presidente dei senatori Dem, ha chiesto chiarimenti al governo e maggiore trasparenza in Parlamento. In assenza di una riforma vera e propria, si prevede la proroga delle attuali opzioni di flessibilità in uscita, come Opzione Donna, Ape Sociale e Quota 103.
Caccia al tesoro: la coperta è corta
Per comprendere appieno cosa troveremo nella legge di bilancio per il 2025, dovremo attendere di avere un quadro più chiaro sulle risorse. Attualmente, sembrano scarse rispetto all’ammontare necessario. Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, stima un impatto di circa 25 miliardi, ma la cifra potrebbe superare tale soglia. Sarà fondamentale decidere se le misure saranno strutturali o una tantum, influenzando così la gestione dell’extragettito delle maggiori entrate. Alcuni dettagli saranno disponibili quando il Piano Strutturale di Bilancio (Psb), che sostituirà la vecchia Nadef, sarà pronto. Questo piano dovrà essere inviato a Bruxelles entro il 20 settembre e il ministro Giancarlo Giorgetti punta a portarlo in Cdm entro metà mese, per dare alle Camere il tempo di digerirlo con calma.
Il piano privatizzazioni: un mosaico in costruzione
Nel frattempo, il piano di privatizzazioni potrebbe subire qualche modifica. In primavera, il Def aveva ridotto l’obiettivo iniziale al 0,7% del Pil (circa 14 miliardi), mentre ora il bottino è a quota 3 miliardi. Tra le aziende nel mirino ci sono Mps, Fs, Enav, Eni e si parla anche di liberalizzare i porti. La partita di Poste Italiane è invece diventata più complessa: l’iter iniziale prevedeva che lo Stato non scendesse sotto il 35%, ma a fine maggio si è cambiata rotta, fissando il limite al 51%, riducendo così il potenziale incasso a circa 2 miliardi. Ma il Dpcm non è ancora stato modificato e non sembra che la questione si risolverà a breve. I tecnici continuano a lavorare senza sosta per mettere a punto le simulazioni che serviranno al Mef per definire le misure della prossima manovra.