Non è solo la Banca d’Italia a mostrarsi preoccupata per la crescita e per gli effetti depressivi della manovra bis. Anche la Corte dei Conti e l’Istat esprimono gli stessi timori. Netto il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, di fronte ai componenti delle commissioni Bilancio di Senato e Camera riuniti a Palazzo Madama: “Il ricorso prevalente alla leva fiscale per quasi 3/4 della manovra, determina la compressione del reddito disponibile e accentua i rischi depressivi”. Molte le perplessità sulla scelta di varare le misure contenute nel decreto “senza un aggiornamento del quadro macroeconomico”. E dunque “nell’ipotesi più ottimistica l’aumento della pressione fiscale sarà di 2 punti percentuali nel 201”.
Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, ha rimarcato come per il 2011 le previsioni di crescita ”siano modeste: al momento anche una crescita dell’1% appare davvero difficile”. In questa situazione, ”i consumi collettivi, anche per effetto di questa manovra, non saranno in grado di dare un contributo significativo”.
La Corte dei Conti punta il dito in particolare contro Robin tax, servizi pubblici e giochi: “Effetti indesiderati potrebbero derivare dal provvedimento che amplia l’applicazione dell’Ires nel settore energetico – ha continuato Giampaolino -. Bisognerà dunque capire quali sono gli effetti per l’azionista Tesoro”. Quanto al rischio traslazione degli effetti dell’incremento sulla bolletta, ” non va sottovalutata la difficoltà a sorvegliare l’osservanza del divieto”.
In tema di servizi pubblici, invecce, le misure contenute nella manovra “non sono in linea con l’obiettivo della liberalizzazione”, segnala il Presidente della Corte dei Conti, che sottolinea come “nella norma sui servizi pubblici esista un duplice profilo che merita la nostra attenzione: da un lato le garanzie affinché non vengano sottratti settori al mercato e dall’altro che gli affidamenti vengano fatti con il sistema della concorrenza”.
Parlando infine dei Giochi, Giampaolino sottolinea “le incertezze che circondano” il gettito atteso dalla norma “in considerazione del paradosso già segnalato dalla Corte”, che riguarda “il crescente volume della raccolta a fronte della stasi di proventi per l’erario”, dal momento che “i nuovi prodotti a bassa componente impositiva sostituiscono i vecchi giochi, non più attraenti”.
I dubbi sulle cifre ci sono anche da parte dell’Istat. Innanzitutto sulla crescita del Pil, che – dice il presidente Giovannini- “nell’immediato appare dipendente dalla domanda estera netta”. Quanto alle spese, “la manovra-bis ha corretto parzialmente la debolezza della prima manovra”, ma restano punti da chiarire. Ad esempio, ”nel complesso il dispositivo contenuto nel decreto non consente di stabilire a priori l’entità dei tagli alla Pubblica amministrazione”, così come ”l’impatto economico di un accorpamento delle festività laiche alla domenica non è quantificabile”.
Ancora: ”Manca attenzione specifica agli enti di ricerca, Istat compreso”. Giovannini chiede quindi di ”salvaguardare gli enti di ricerca”. Venendo al capitolo lavoro, il Presidente sottolinea che al numero di persone in uscite non corrisponde un analogo numero di lavoratori in entrata: la dinamica del Pil è “insufficiente a riassorbire la disoccupazione”. Giovannini denuncia poi l’assenza di misure contro la lotta all’evasione fiscale. ”Nel nostro Paese c’e’ una significativa quota di sommerso. L’Italia – sostiene Giovannini – potrebbe affrontare con maggiore decisione tale fenomeno”, per arrivare cosi’ ad ”un consolidamento fiscale” del Paese.
Rilievi non mancano anche nelle valutazioni del Cnel. Il presidente, Antonio Marzano, non nasconde che molti interventi, “soprattutto quando si riferiscono alla riduzione dei trasferimenti a regioni ed enti locali, anche quando si propongono di realizzare tagli di spese, possono comportare rilevanti aumenti del prelievo locale e non meno rilevanti riduzioni dei servizi”. Quanto al metodo, poi, “ancora una volta la manovra è stata decisa, sulla spinta dell’urgenza, al di fuori di quella larga consultazione dei diversi livelli di Governo e delle forze sociali che era tra le regole previste dall’Ue in materia di nuove procedure di bilancio”.