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Manovra, Giorgetti: “Possibile correzione al ribasso della crescita. Interessi sul debito al 4,6% del Pil nel 2026″

Imagoeconomica

La manovra è stata predisposta “in un frangente estremamente complicato, nel quale l’incertezza legata ai recenti avvenimenti in Medio Oriente si aggiunge alle difficoltà che già da tempo caratterizzano il contesto economico e geopolitico. Il confronto all’interno dell’esecutivo ha dovuto individuare una sintesi tra le diverse istanze e i vincoli, interni ed esterni, di bilancio. È stato un lavoro niente affatto facile, ma ritengo che sia stato fatto il meglio possibile”. È cominciata con queste parole l’audizione sulla manovra alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato del ministro dell’Economia.

Dopo Confindustria, Istat, Bankitalia e Corte dei Conti, martedì è stato il turno della presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, Lilia Cavallari, e del numero uno del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, che annuncia: “Se la stima preliminare relativa al terzo trimestre dovesse essere confermata, l’obiettivo di crescita per l’anno in corso contenuto nel Documento programmatico di Bilancio (0,8%) potrebbe essere soggetto ad una – sia pure contenuta – correzione al ribasso. Allo stato, risulta trascurabile l’impatto sulla crescita del 2024″.

Giorgetti: “Sul debito mandato segnali che gli investitori hanno apprezzato”

Giorgetti ha provato poi a rassicurare i parlamentari dopo l’allarme sul debito lanciato ieri da Bankitalia: “Sul debito pubblico – ha affermato nel corso dell’audizione – l’Italia ha dato un segnale preciso, che gli investitori sembrano aver apprezzato”. Giorgetti però ha sottolineato che il pagamento degli interessi sul debito rimane il primo dei “vincoli stringenti” sulla manovra di bilancio. E ha riferito che “la spesa per interessi passivi in rapporto al Pil è prevista raggiungere il 4,6 per cento nel 2026“.

“Gli oneri del debito – ha continuato il ministro – sono condizionati anche dal merito di credito del nostro Paese, che a sua volta è legato alla capacità di crescita della nostra  economia e all’adozione di politiche sostenibili e responsabili. Su questo abbiamo dato un segnale preciso», ha spiegato.“ ll disavanzo pubblico è infatti previsto scendere al di sotto della soglia del 3% entro il 2026, per rispettare non solo i vincoli europei, ma anche per realizzare il necessario consolidamento dello stock del debito”.

In questo contesto occorre ricordare che venerdì 17 novembre Moody’s alzerà il velo sul rating italiano. Si tratta del giudizio più atteso e allo stesso tempo più temuto dai mercati dopo le conferme di Standard & Poor’s e Fitch.

Giorgetti attacca:  “Banche centrali alimentano incertezza”

“La spesa per interessi non è direttamente controllabile dal governo ma, anzi, risente delle decisioni assunte dalle banche centrali che, continuando a perseguire politiche fortemente restrittive, contribuiscono ad alimentare incertezza e determinare un incremento degli oneri a carico sia delle casse pubbliche sia dei cittadini”. La strategia di politica di bilancio, ha continuato il numero uno di via XX Settembre mira a garantire la sostenibilità del debito pubblico, attraverso miglioramenti significativi del saldo primario strutturale nei prossimi tre anni. Il rapporto debito/Pil si conferma su un profilo decrescente, fino a un livello del 139,6% nel 2026. Quanto agli andamenti di medio termine, siamo pienamente impegnati a realizzare l’aggiustamento di bilancio necessario per rendere la riduzione del debito sostenibile e resiliente agli shock negativi”.

Giorgetti: “Registrate forti distorsioni sui prezzi, taglio cuneo aiuta i redditi più bassi”

“Mi auguro davvero che i segnali incorporati nelle previsioni di un forte ridimensionamento del tasso di inflazione nei prossimi mesi possano essere confermati”, ma al di là di questo “non può tacersi che le variazioni dei prezzi osservati non sono state lineari e omogenee, ma si son registrate forti distorsioni dei prezzi relativi con conseguenze immediate anche sulla distribuzione del reddito”, ha continuato Giorgetti in audizione sulla manovra. “In linea con i principali previsori, ci aspettiamo che l’inflazione rimanga su livelli contenuti nel 2024”, ha aggiunto.

In questo contesto, ha sottolineato il ministro: “L’ambito di intervento più rilevante della manovra per il prossimo anno è rappresentato dal sostegno al potere d’acquisto delle famiglie, che potranno continuare a beneficiare dell’esonero parziale dei contributi previdenziali. Ricordo che il taglio contributivo in favore dei lavoratori dipendenti e’ pari a 7 punti percentuali per i redditi fino a 25 mila euro e a 6 punti percentuali per i redditi fino a 35 mila euro. È un intervento che il Governo ritiene fondamentale per sostenere i redditi e i consumi dei lavoratori, in particolare quelli con redditi più bassi, che hanno subito una rilevante perdita del potere d’acquisto riconducibile sia alla prolungata fase inflazionistica, sia al mancato rinnovo dei contratti di lavoro in diversi settori produttivi”. 

Giorgetti: “Spazi limitati e vincoli stringenti per la Manovra”

“Mi preme evidenziare i vincoli stringenti all’interno dei quali abbiamo costruito la manovra. Il primo è rappresentato dall’onere degli interessi sul debito pubblico“. “Il secondo fattore che limita gli spazi di manovra è rappresentato dall’andamento della spesa per prestazioni sociali” ha precisato Giorgetti.

In ogni caso “la manovra, coerentemente con quanto esposto nel Documento Programmatico di Bilancio presentato alla Commissione Europea lo scorso ottobre, è conforme alle Raccomandazioni ricevute dalla Commissione Europea per il 2024″. ha detto. 

Upb: ”In Manovra ottica di breve periodo con interventi frammentati”

Prima di Giorgetti, a parlare di fronte alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato nel secondo giorno di audizione sulla manovra è stata la presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, Lilia Cavallari, secondo cui: “Le previsioni macroeconomiche ufficiali, validate dall’Upb il mese scorso in occasione dell’audizione sulla Nadef, sono ancora accettabili per il 2023 mentre sono decisamente aumentati i rischi al ribasso per l’anno prossimo. Gli obiettivi di crescita del governo per il 2024 sono raggiungibili, ma solo sotto l’ipotesi che si rafforzi consistentemente la domanda estera e che avanzino speditamente i progetti del Pnrr”.

Secondo l’Upb, “alla luce delle oggettive condizioni di incertezza e instabilità dello scenario, combinate con il peso del debito e la debole dinamica del Pil nel nostro paese, i già forti vincoli di bilancio si fanno più stringenti”. Non solo, Cavallari ha avvertito: “Sebbene l’impatto della manovra sia coerente con gli obiettivi programmatici stabiliti nella Nadef 2023 e nel Dpb 2024, ogni rallentamento sulla strada obbligata di riduzione del debito rischia di comprimere ulteriormente i margini di manovra per affrontare condizioni sfavorevoli», come «shock inattesi o rallentamenti della crescita”. 

Poi il giudizio – chiaro – sulla manovra che “appare improntata a un’ottica di breve periodo, con interventi temporanei e frammentati. Inoltre, per il secondo anno consecutivo, si prevede sia un aumento del deficit per il primo anno rispetto a quanto precedentemente stabilito, sia il rinvio all’anno finale dell’orizzonte previsivo – il 2026 – del conseguimento di un disavanzo inferiore al 3 per cento del Pil».

Ubp lancia alert su decontribuzione e Sanità

Sulle due misure fiscali principali della manovra a cui ha fatto riferimento anche Giorgetti, vale a dire le modifiche all’irpef e il taglio del Cuneo, l’Upb sottolinea che la decontribuzione “garantisce un importante supporto ai redditi da lavoro bassi e medi” ma “la modalità di calcolo per fasce fa però cessare ogni beneficio oltre la soglia di retribuzione lorda di 35.000 euro, con una perdita di circa 1.100 euro con il superamento di tale soglia per un solo euro. Nell’eventualità di ulteriori proroghe vi sarebbe un forte disincentivo al lavoro e si renderebbe più complesso il raggiungimento degli accordi di rinnovo contrattuale”.

L’Upb lancia infine un monito sulla Sanità: l’aumento del fondo sanitario non è sufficiente, perché considerando l’inflazione in realtà le risorse per la salute non crescono. “Il finanziamento del Sistema sanitario nazionale per il 2024 potrebbe non coprire integralmente le spese, anche tenendo conto dei potenziali livelli di spesa farmaceutica, dell’applicazione dei nuovi Lea (con i connessi aumenti su tariffe di prestazioni specialistiche e assistenza protesica) e del contenzioso delle imprese sul payback”, ha detto Cavallari, aggiungendo che “Ulteriori difficoltà, in tutto il periodo di programmazione, potrebbero sorgere in relazione alle carenze di personale e all’impatto di nuova pressione dei prezzi dei beni energetici sul settore sanitario”.

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Categories: Economia e Imprese