Tra disinformazione del governo e cattiva informazione dei mezzi di comunicazione sulla manovra di bilancio per il prossimo anno la pubblica opinione rischia di non capirci proprio nulla. Tanto per cominciare bisogna dire che tutti i mezzi di comunicazione hanno affermato che la manovra prevede un extra deficit di quasi 16 miliardi. In questo modo il comune cittadino che in genere è distratto da altre e più urgenti esigenze, non si rende conto che il deficit dei nostri conti pubblici per il prossimo anno è ben più elevato, quasi 90 miliardi (il 4,3% del Pil). Questo è più o meno l’indebitamento aggiuntivo che dovremo richiedere al mercato oltre al rinnovo dei debiti in scadenza che si aggira tra i 300 e i 400 miliardi. Si tratta di cifre ben più preoccupanti che gli investitori dovranno valutare.
Poi c’è la conferma che il nostro debito che è pari a circa il 140% del Pil, non è destinato a scendere nei prossimi anni. Ed anzi la sua tenuta più o meno sui livelli attuali è dovuta da un lato ad un certo ottimismo sulle previsioni di crescita del Pil e dall’altro sulla possibilità di incassare con le privatizzazioni 20 miliardi cifra non facile da raggiungere.
Una manovra magra non basta per la crescita
Quanto all’impatto della manovra sulla crescita si può dire che non ci sarà alcun miglioramento. Infatti, il sostegno ai consumi dovrebbe arrivare dalla conferma del taglio degli oneri sociali già in essere che quindi non comporta alcun aumento in busta paga ma evita una decurtazione, e dall’altra dall’accorpamento delle aliquote Irpef per i redditi bassi che costerà oltre 4 miliardi allo Stato ma che darà ai cittadini poco meno di 20 euro al mese aumento. Il rischio in cui era già incappato il Governo Prodi, è quello di scontentare i cittadini che invece di apprezzare il regalo, si sentiranno presi in giro dal Governo che aveva promesso mari e monti in campagna elettorale e poi si è dovuto limitare a dare qualche mancia. Né la situazione cambia con le altre piccole provvidenze contenute nella legge di bilancio con la riduzione del canone TV o il bonus bebè.
Sarebbe stato molto meglio agire in conseguenza di quanto era stato detto da Giorgetti e dalla stessa Meloni che siamo in un periodo di magra, che non c’è un soldo, e che bisogna fare solo alcune spese per la sicurezza e per i disoccupati affidando alle riforme la possibilità di stimolare gli investimenti dei privati oltre ovviamente, al mantenimento di un forte impegno per utilizzare i fondi europei del Pnrr.
Il governo si svegli sul debito
Vedremo ora cosa dirà la Commissione di Bruxelles e soprattutto le agenzie di rating che indirizzano gli investitori che comprano i nostri titoli. Probabilmente il Governo spera che in vista delle elezioni europee la Commissione sarà comprensiva e la Bce potrà usare i propri mezzi per mantenere lo spread ad un livello accettabile.
A proposito di spread occorre che Giorgetti, invece di vantarsi del fatto che il Governo non si fa guidare dai mercati, prenda atto del fatto che noi abbiamo un differenziale rispetto ai Bund tedeschi più alto d’Europa, maggiore anche di quello della Grecia, il doppio di quello spagnolo e quattro volte quello francese. Un punto di spread vale solo per il prossimo anno, considerando i circa 400 miliardi che dovremo chiedere al mercato, almeno 4 miliardi, che diventano 12 miliardi in tre anni rinnovando 1200 miliardi di debito. Altro che colpa della Bce che ha aumentato i tassi! È il nostro debito pubblico che ci penalizza rispetto ai concorrenti.
Una manovra di compromesso non aiuterà a rilanciare l’Italia
Un Governo coraggioso avrebbe dovuto dire con chiarezza agli italiani che per quest’anno tutta l’attenzione sarebbe stata concentrata sulla riduzione del debito sia attraverso un contenimento del deficit sia attraverso una vera spinta alla crescita del Pil fatto con riforme che non costano come l’aumento della concorrenza. L’aumento dei consumi avrebbe dovuto essere affidato al cambio del clima di opinione per l’accresciuta fiducia sul nostro futuro, all’ulteriore incremento dei posti di lavoro, e all’afflusso di capitali dall’estero.
Invece ancora una volta ci presentiamo al mondo con i soliti compromessi all’italiana. Sicuramente rispetto al clima che si respira nel paese ed alle proposte che vengono dall’opposizione di Pd e 5 Stelle (che non sanno fare altro che proporre nuove spese), Meloni e Giorgetti stanno provando ad erigere una diga per difendersi dall’assalto di corporazioni e partiti. Ma è proprio un “minimo sindacale” che non può bastare ad un governo nato con l’intenzione di “rilanciare la Nazione”.
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In realtà l'unico modo per aumentare le entrate fiscali e il PIL con la nostra tassazione che contrasta la crescita professionale e favorisce il nero sarebbe una riduzione delle tasse specialmente per i redditi più alti in modo da favorire il ritorno dal nero. Invece in perfetta continuità con i governi di sinistra continuano a bastonare le classi più qualificate e formate per favorire i soliti poverelli, misura che non avrà alcun effetto sul rientro dal nero.