Tre in uno. Con un vero colpo di scena è stato annunciato che il Consiglio dei ministri in programma stasera esaminerà non solo il Documento programmatico di bilancio (Dpb) che deve essere inviato entro oggi a Bruxelles, ma anche il decreto Anticipi e la manovra.
L’esame della finanziaria era precedentemente previsto per lunedì prossimo. Il governo gioca dunque la carta del blitz e con uno scatto inatteso chiude anzitempo il cantiere della legge di bilancio. Un’accelerazione che sarebbe dettata dalla volontà di rispettare i tempi Ue ma anche la scadenza interna che vorrebbe la manovra inviata al parlamento entro il 20 ottobre. Non solo, con ogni probabilità, a pesare sulla decisione sarebbe pure la volontà della Premier Giorgia Meloni di porre fine alle diatribe interne al Governo sulle misure da inserire nel maxi-provvedimento. Non a caso, la scelta di anticipare l’approdo in cdm della legge di Bilancio sarebbe stata presa nel corso di un vertice ristretto tenutosi domenica, durante il quale la presidente del consiglio avrebbe cercato di mettere d’accordo i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, con l’aiuto del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, presente al tavolo.
Nella manovra, il cui importo dovrebbe aggirarsi sui 24-25 miliardi, troveranno spazio i due interventi al centro delle polemiche degli ultimi giorni, vale a dire il discusso contributo delle banche e i tagli per i ministeri. Nella legge di Bilancio dovrebbero poi esserci il taglio del cuneo fiscale, le tre aliquote Irpef e i fondi per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione e per la sanità. In extremis potrebbe entrare anche la revisione delle rendite catastali, considerata da Meloni “giusta e sacrosanta”.
Il contributo delle banche
I tagli ai ministeri e i contributi delle banche sono senza dubbio i due dossier più caldi e delicati, soprattutto dopo i continui botta e risposta delle ultime settimane tra i membri della stessa maggioranza, i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini su tutti. “Nessuna visione punitiva, nessuna tassa sugli extra profitti”, ha rassicurato nuovamente il leader di Forza Italia dopo che il numero uno della Lega aveva nuovamente ribadito l’intenzione di “chiedere i soldi alle banche”. Quanti? Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti avrebbe parlato di 4 miliardi in due anni. Da parte bancaria si confida che non ci sarà un intervento né sull’Ires né sull’Irap, ma un contributo sotto forma di intervento sulle Dta (imposte differite attive, ndr.) e sulle stock option. Si ipotizza anche un intervento per i fondi utilizzati per rafforzare il patrimonio bancario. In ogni caso si starebbe cercando una convergenza sull’entità del contributo. Il confronto informale tra il Tesoro e l’Associazione bancaria è in corso e “andrà avanti ad oltranza”, dicono fonti del ministero dell’Economia. Non si esclude che le misure possano prendere forma più avanti, e che siano inserite nella Legge di Bilancio nel corso dell’esame del Parlamento, riferisce il Corriere.
I tagli ai ministeri
Sul fronte della spending, Giorgetti proverà a trovare 3 miliardi di euro. Se i ministeri non faranno da soli, la minaccia del ministro è di fare il “cattivo”. Arriveranno tagli lineari che, secondo l’Ansa che cita fonti qualificate del governo, saranno comunque gestibili in modo flessibile: saranno cioè i singoli dicasteri a decidere come distribuire la cifra imposta dal Mef.
Cuneo fiscale, Irpef e flat tax
Al centro della manovra ci sarà la conferma degli sgravi ai lavoratori dipendenti, con taglio del cuneo e Irpef a tre aliquote che diventano strutturali. Questi interventi, ha assicurato il presidente della commissione Finanze della Camera Marco Osnato (FdI), permetteranno di abbassare la pressione fiscale dal 42,3% del 2024 al 42,1% nel 2025, riducendo così il dato tendenziale del 42,8% indicato nel Piano strutturale di bilancio. Il vicepremier Tajani però punterebbe più in alto e avrebbe chiesto di ridurre l’aliquota intermedia sui redditi tra i 28 e i 50mila euro a 33% dal 35%. “Il ministro ci ha fatto già sapere che non ci sono i soldi per arrivare fino a 60 mila”, spiega un big del partito.
Dovrebbero essere confermati inoltre gli interventi in favore dei redditi medio bassi e delle famiglie con figli, fanno sapere ambienti del Mef, mentre resta incerto il destino della flat tax per gli autonomi. Attualmente per usufruire dell’aliquota sostitutiva del 15%, sulle partite Iva bisogna avere ricavi annui non superiori a 85mila euro e per il 2024 è stabilito che chi supera gli 85mila euro ma non i 100mila possa beneficiare della tassa piatta solo per un anno. La Lega chiede di stabilizzare la flat tax al 15% per i ricavi fino a 100mila euro, una misura che costerebbe tra i 500 milioni e il miliardo.
Sanità e pubblica amministrazione
Nella manovra dovrebbero trovare spazio anche i tanto attesi fondi per la sanità. Le cifre non sono ancora certe, ma si parla di risorse poco superiori ai 3 miliardi che serviranno al ministro della Salute Orazio Schillaci ad avviare l’annunciato piano triennale di assunzioni per medici e infermieri.
Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione, invece, il ministro Paolo Zangrillo ha assicurato stanziamenti per i contratti 2025/27.
Sul fronte delle pensioni si punta a perfezionare il bonus Maroni, incentivando chi sceglie di rimanere al lavoro. Si punta anche a confermare nel 2025 il bonus ristrutturazioni al 50%, ma solo per le prime case: per tutte le altre da gennaio scenderà al 36%.
Le coperture
Parlando invece delle coperture, “le entrate arriveranno soprattutto da tagli e razionalizzazione delle spese e non ci sarà aumento di tasse per le persone e le aziende”, fa sapere il ministero dell’economia. Numeri alla mano, sui 24-25 miliardi previsti, oltre al contributo delle banche ancora da quantificare, 3 miliardi arriveranno dalla spending, 6 da due fondi su delega e pressione fiscale e 9 miliardi di deficit.
Il nodo catasto
Secondo il Corriere, Giorgia Meloni avrebbe preso una decisione sul catasto: la rivalutazione delle rendite catastali di immobili ed edifici che hanno usufruito del Superbonus ci sarà, sia per rispettare la legge, sia perché, secondo la Premier, si tratterebbe di una “misura giusta e sacrosanta” visto che “il valore delle case è aumentato grazie ai soldi di tutti gli italiani”.