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Manovra correttiva: il Governo non la esclude più

Dopo le tante rassicurazioni arrivate da Tria, che più volte ha escluso la possibilità di rimettere mano ai conti pubblici, il sottosegretario Giorgetti apre a questa ipotesi: “Vedremo nei prossimi mesi” – E ancora, sulle autonomie rafforzate: “Sono nel programma, vanno fatte”

Manovra correttiva: il Governo non la esclude più

Per la prima volta il Governo apre alla possibilità di una manovra correttiva nel 2019. “Vedremo nei prossimi mesi”: così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ha risposto a chi gli chiedeva se con la recessione sarà necessario rimettere mano ai conti pubblici.

Appena 10 giorni fa il numero del Tesoro, Giovanni Tria, aveva escluso la possibilità di un nuovo intervento sul bilancio statale. In Aula alla Camera, il ministro aveva detto che, anche in caso di rallentamento dell’economia, “non si manifesterebbe comunque la necessità di una manovra” correttiva, perché “un eventuale sforamento, se dovuto a un peggioramento del ciclo”, causa “un allargamento dell’output gap e non impatta sul saldo strutturale”, parametro usato per valutare il rispetto delle regole Ue.

Al di là degli aspetti tecnici, sul piano politico il dubbio principale riguarda la tempistica. Che il Governo gialloverde accetti di correggere i saldi pubblici prima delle elezioni europee non è verosimile. D’altra parte, dopo il voto di maggio non è detto che la maggioranza sia abbastanza coesa da affrontare una questione così delicata. Anche perché nei prossimi tre mesi le occasioni di scontro non mancheranno. E non è nemmeno detto che il Governo resterà lo stesso di adesso.

Una volta archiviata la questione dell’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il caso Diciotti – su cui oggi i militanti del Movimento 5 Stelle si esprimono attraverso la piattaforma Rousseau – rimarranno sul tavolo almeno due rebus di difficile soluzione: la Tav e la legge sulle cosiddette “autonomie rafforzate” per Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.

Giorgetti si è espresso oggi anche sulla riforma chiesta dalle tre grandi Regioni del Nord, sottolineando che il provvedimento “faceva parte del programma di governo e deve essere fatto”.

La convinzione del sottosegretario leghista su questo punto non è condivisa dal Movimento 5 Stelle, che, al contrario del Carroccio, ha al Sud il suo bacino elettorale di riferimento. “Guai a creare un contesto in cui ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B, esito espressamente vietato dalla Costituzione” si legge in un report sulla riforma curato proprio dal M5S.

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