Il pressing del Presidente della Repoubblica, Sergio Mattarella, ha centrato l’obiettivo: il Governo cambia la manovra e abbassa il deficit del 2019 dal 2,4 al 2,04% sul Pil tagliando spese per 7 miliardi di euro e sperando di fare cassa con le dismissioni. Con queste credenziali il premier Giuseppe Conte, accompagnato dal ministro dell’Economia Giovanni Tria, si è presentato ieri sera all’incontro di Bruxelles con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che era a sua volta accompagnato dagli eurocommissari Moscovici e Dombrovkis.
In sostanza, Conte ha firmato un armistizio con l’Europa e i mercati ne hanno anticipato il senso abbassando già ieri di 13 punti lo spread Btp-Bund. Oggi si conosceranno meglio i contenuti ma Conte ha tenuto a precisare che la rimodulazione della manovra e il risparmio di risorse non cancellano né il reddito di cittadinanza né l’anticipo pensionistico, anche se modi e tempi delle due misure-simbolo cambieranno, come emergerà dai provvedimenti collegati alla manovra di bilancio su cui è stata chiesta la fiducia in Parlamento.
Quanto sia realmente efficace la revisione della manovra la Commissione europea lo valuterà nel dettagfio nei prossimi giorni ma già ieri sera Bruxelles ha riconosciuto che nel dialogo con l’Italia sono stati fatti “buoni progressi”. A dare indirettamente una mano al Governo gialloverde è stato anche lo sforamento del 3% del deficit francese dopo le concessioni di Macron ai gilet gialli, anche se Bruxelles ha subito tenuto a precisare che la differenza del debito pubblico dei due Paesi non rende comparabili le situazioni della Francia e dell’Italia. E stamattina, l’eurocommisario Moscovici, in un’audizione al Senato francese, ha gelato l’Italia dicendo che la proposta del Governo Conte “è insufficiente”. “È un passo nella giusta direzione – ha affermato Moscovici – ma ancora non ci siamo, ci sono ancora dei passi da fare, forse da entrambe le parti”.
Nei prossimi giorni si comprenderà meglio se quelli adottati dall’Italia sono semplici trucchi contabili che continueranno o no a pesare sugli esercizi di bilancio successivi, ma sul piano politico il senso dell’operazione è chiara: il Governo ottiene una tregua sia dalla Ue che soprattutto dai mercati ma deve fare marcia indietro rispetto alla portata delle promesse che Lega e Cinque Stelle avevano fatto in campagna elettorale e alla spavalderia originariamente mostrata nei confronti dell’Europa. Il diavolo però si nasconde sempre nei dettagli.