Una manciata di miliardi separa Roma da Bruxelles. Per disinnescare la bomba della procedura d’infrazione, la Commissione europea chiede all’Italia di ridurre il deficit-Pil 2019 dal 2,4% previsto nella nota di aggiornamento al Def fino all’1,8%. Questa è la posizione ufficiale, ma ufficiosamente – considerando anche flessibilità aggiuntiva per il crollo del Ponte Morandi e il dissesto idrogeologico – l’Europa è disposta a salire fino all’1,95%. Questa l’ultima offerta messa sul tavolo di Jean Claude Juncker: prendere o lasciare.
Al momento, gli sforzi del governo gialloverde non bastano a soddisfare le richieste di Bruxelles. Al tavolo della trattativa il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è autorizzato dai suoi vice a proporre una riduzione del disavanzo al 2,1%. Troppo poco: la distanza fra domanda e offerta è di circa 4 miliardi.
Per avvicinare l’obiettivo di un accordo servirebbe una modifica sostanziosa della quota 100: la Commissione vorrebbe che la controriforma delle pensioni avesse effetto soltanto il prossimo anno, con una serie di finestre temporanee che però non peserebbero sui conti del 2020-2021. La Lega però ha già opposto un secco rifiuto.
Intanto, una sponda inattesa all’Italia potrebbe arrivare dal cedimento di Emmanuel Macron ai gilet gialli.
Per arginare le proteste che dilagano nel Paese, il Presidente francese ha annunciato una serie di misure: aumento di 100 euro dei salari minimi, defiscalizzazione degli straordinari e taglio delle tasse per i pensionati più poveri. Tutto ciò avrà un impatto significativo sui conti pubblici francesi, al punto che il rapporto deficit-Pil di Parigi potrebbe sfondare il tetto del 3% stabilito dalle regole di Maastricht, arrivando fino al 3,4%.
Dal punto di vista dell’Italia, la capitolazione di Macron è un’occasione. Al prossimo Consiglio europeo, in agenda per il 13 e il 14 dicembre, Conte cercherà di fare leva sulla situazione francese per ammorbidire la posizione di Bruxelles sulla manovra gialloverde.
Non è detto che basti. “Il governo italiano – avverte il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici – sembra più aperto a trovare strade per ridurre il deficit 2019. Ma se vogliono cambiare la nostra analisi, devono trovare cifre e impegni concreti”.
MOSCOVICI: LA FRANCIA PUÒ SFORARE, LO DICONO LE REGOLE
In un’intervista a Le Parisien, Moscovici ha detto che il paragone tra Francia e Italia non sta in piedi: “Superare il limite del deficit/il al 3% è possibile in modo limitato, temporaneo e in condizioni eccezionali, ma ogni parole conta nel senso che il superamento eventuale del 3% non deve prolungarsi per due anni consecutivi né eccedere il 3,5% per anno. Non c’è nessuna indulgenza, sono le nostre regole, soltanto le nostre regole. Soprattutto non facciamo come se ci fosse da una parte una severità eccessiva e dall’altra non so quale lassismo. Il paragone con l’Italia è allettante ma sbagliato, perché sono due situazione totalmente diverse. La Commissione europea sorveglia il debito italiano da tanti anni, cosa che invece non ha mai fatto” per la Francia”.