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Manovra: accordo su contante e carcere evasori

M5S e Pd hanno raggiunto una tregua che sposta in avanti l’obbligo del contante. Flat tax e Partite Iva, si tratta. Intanto, Bruxelles chiede chiarimenti sul debito pubblico

Manovra: accordo su contante e carcere evasori

Contanti, Pos, Partite Iva: le novità sulla manovra

A vincere sono i rinvii, ma i contorni della manovra iniziano a farsi più definiti. Nel Consiglio dei ministri terminato a notte fonda, M5S e Pd hanno raggiunto una serie di accordi su alcuni dei temi più controversi e pericolosi per la tenuta della maggioranza. Ogni scelta, tuttavia, viene dilazionata nel tempo.

Ecco uno schema del calendario stabilito per le varie misure.

DAL PRIMO LUGLIO:

  • Innalzamento del tetto ai pagamenti in contanti. La soglia, attualmente a 3mila euro, scenderà a 2mila nel biennio 2020-2021, per poi calare ulteriormente a mille euro l’anno successivo. Di recente, il ministero dell’Economia ha pubblicato un vademecum per fare chiarezza su questa misura.
  • Sanzioni per i commercianti che non permettono ai clienti di pagare con il Pos (bancomat o carte di credito). Nei prossimi mesi le due anime del governo giallorosso dovrebbero trovare un’ulteriore intesa sull’abbassamento o la cancellazione delle commissioni per gli esercenti, una delle tre richieste avanzate dal Movimento 5 Stelle.

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DOPO LA CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO FISCALE:

  • Carcere per i grandi evasori. La nuova normativa, anche questa fortemente voluta dai pentastellati, prevede un la detenzione fra i 4 e gli 8 anni per chi evade almeno 100mila euro.

DAL PRIMO GENNAIO 2021:

  • Il superbonus della Befana. Premierà le spese effettuate a partire dal primo luglio 2020 per chi fa acquisti tracciabili in settori considerati ad alto rischio evasione (ad esempio idraulici, parrucchieri, estetisti, officine, elettrauto e ristoranti, ma la lista potrebbe arrivare a includere anche medici e dentisti). Il bonus si incasserà tramite il meccanismo del “cashback” all’inizio del 2021: di qui il bizzarro riferimento all’Epifania. Le risorse stanziate restano pari a tre miliardi, che si tradurrebbero in un bonus da 300 a 500 euro, a seconda dalla platea che sarà coinvolta.

SI CONTINUA A TRATTARE:

  • Partite Iva e regime forfettario. Su questo capitolo, particolarmente spinoso sotto il profilo elettorale, l’accordo ancora non c’è e le discussioni nella maggioranza continueranno nei prossimi giorni (o nelle prossime settimane). Sembra però che siano stati fatti dei passi avanti: in particolare, si andrebbe verso un allentamento della stretta sulla flat tax per le partite Iva, mantenendo il regime forfettario pieno per i redditi fino a 65mila euro. Ancora in dubbio gli altri paletti per l’accesso al regime, a partire dal tetto alle spese per gli investimenti.

IL COMMENTO DEL GOVERNO

“L’intesa sull’inasprimento delle norme per i grandi evasori adempie al punto 16 del programma di governo e rientra nella strategia di lotta all’evasione centrale per il governo – dice Dario Franceschini, capodelegazione del Pd nel governo – Il fatto poi che nel decreto fiscale sia previsto che le norme entreranno in vigore non subito ma soltanto al momento della conversione, garantisce il Parlamento sulla possibilità di approfondirne tutti gli effetti e conseguenze”.

Aggiunge Di Maio: “Il carcere ai grandi evasori entra nel decreto fiscale, come aveva chiesto con forza il M5S. E anche la confisca per sproporzione. Ambedue le norme entreranno in vigore dopo la conversione in legge da parte del Parlamento. D’ora in avanti chi evaderà centinaia e centinaia di migliaia di euro sarà finalmente punito con il carcere. Colpiamo i pesci grossi”.

BRUXELLES CHIEDE CHIARIMENTI

Intanto, la Commissione europea ha chiesto chiarimenti all’Italia sulla manovra per il 2020 e l’esecutivo risponderà entro mercoledì. I dubbi di Bruxelles riguardano la traiettoria del debito pubblico, visto che il deficit strutturale, calcolato al netto del ciclo economico e delle misure una tantum, dovrebbe peggiorare dello 0,1% nel 2020, a fronte di una correzione dello 0,6% chiesta dall’Ue.

“Il piano dell’Italia non è conforme ai parametri di riferimento per la riduzione del debito nel 2020”, si legge nella lettera firmata da Pierre Moscovici, commissario uscente agli Affari economici, e Valdis Dombrovskis, vicepresidente appena riconfermato.

Fin qui, la manovra contiene misure pari a circa 31 miliardi, finanziate per oltre metà tramite un aumento del deficit dall’1,3% tendenziale al 2,2% programmatico.

Ma secondo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, “lo spread si è ridotto in questa ultima parte del 2019 e ci permetterà di risparmiare fino a 18 miliardi di euro, portando a una riduzione del rapporto debito-Pil. Lavoreremo perché la riduzione dello spread sia ancora più significativa e i mercati possano credere ancora di più in noi”.

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