Alla fine a prevalere è stato l’istinto di sopravvivenza, ovvero, secondo il gergo andreottiano, la volontà di “tirare a campare” sulla preoccupazione di dover tirare le cuoia. E così ieri, dopo un susseguirsi di voci (compresa quella di dimissioni del ministro dell’Economia) e di vertici, la maggioranza ha messo a punto la manovra che domani dovrebbe essere approvata dal Consiglio dei ministri. Sarà di 47 mila miliardi come ci ha chiesto l’Europa.
Non ci sarà il taglio delle tasse. Ma l’impegno di spesa sarà così spalmato: circa 2 miliardi per il 2011, 5 per il 2012 e i restanti 40 per il 2013-2014. Come dire che sull’entità complessiva è prevalsa la linea rigorista del miniustro dell’Economia, Tremonti, ma sui tempi quella più prudente e preoccupata per l’impatto sull’opinione pubblica di Silvio Berlusconi. Alla fine Tremonti ha parlato di “manovra seria e responsabile” , Berlusconi si è detto soddisfatto per il “clima di unità” e ha invitato i partiti della maggioranza a comunicare questa compattezza anche “all’esterno”, mentre Bossi ha prima detto che l’Esecutivo resta “a rischio” finché la manovra non sarà approvata e poi ha rivendicato alla Lega le modifiche al patto di stabilità a vantaggio dei comuni virtuosi.
Ma a buttare acqua sul fuoco sulle riserve di Bossi ha provveduto il segretario (ancora in pectore) del Pdl, Angelino Alfano, per il quale quello della Lega “è stato un atteggiamento costruttivo”. Nel Pdl però i mugugni non sono ancora sopiti, tant’è che il ministro per i Beni culturali Galan è tornato a lamentare il fatto che “il dominus” e controllore unico della manovra sarà ancora una volta il ministro Tremonti. Nell’opposizione il segretario del Pd Bersani non ha esitato a definire “una tragica farsa”, a tutto svantaggio degli italiani, le decisioni prese dalla maggioranza. E anche il terzo polo, con Pierferdinando Casini, non ha nascosto la propria delusione.
Insomma: la maggioranza è riuscita a trovare un fragile compromesso che le dovrebbe consentirle di restare compatta, almeno fino alla pausa per le ferie estive. Bisognerà a ora vedere fino a che punto l’Europa e, soprattutto, i mercati si accontenteranno di una manovra che rinvia la messa in atto delle misure più impegnative al 2013-2014, cioè a quando (ammesso che la Legislatura arrivi sino in fondo) nuove elezioni determineranno quale sarà il futuro governo.