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Manovra 2025, cosa ci sarà? Extraprofitti, pensioni e concordato: ultime ore per sciogliere il nodo risorse

Martedì 15 ottobre il Documento programmatico di Bilancio sarà approvato in Cdm e inviato a Bruxelles. Mentre il governo tenta di colmare un gap di circa 9 miliardi, Giorgetti avverte: “Proposte dai ministri o interverrò io”

Manovra 2025, cosa ci sarà? Extraprofitti, pensioni e concordato: ultime ore per sciogliere il nodo risorse

Il conto alla rovescia per la legge di Bilancio è ufficialmente iniziato. Martedì 15 ottobre, il Consiglio dei ministri si riunirà per approvare il Documento programmatico di bilancio (Dpb), il “biglietto da visita” della manovra economica che, con i suoi numeri e misure, traccerà la strada da seguire. Questo documento, che va inviato a Bruxelles entro la sera stessa, rappresenta l’ultimo step prima della presentazione della Manovra, vera e propria, attesa per il 20 ottobre. E come ogni anno, la legge dovrà ottenere l’approvazione definitiva entro il 31 dicembre; altrimenti, l’esercizio provvisorio sarà l’unica opzione. Ma attenzione: a dicembre la Commissione europea esaminerà anche il Piano strutturale di bilancio (Psb), un impegno quinquennale che richiederà correttivi da 12 miliardi all’anno e riforme per i prossimi sette anni. Con solo 24 ore a disposizione, al Mef sono ancora all’opera per rifinire i conti e risolvere il nodo coperture

Manovra: il dilemma (eterno) delle risorse

La posta in gioco è alta: si parla di circa 24-25 miliardi, ma al momento le coperture si attestano solo attorno ai 15-16 miliardi. Per colmare questo divario, il governo punta su un pacchetto di misure che include almeno 3 miliardi di tagli ai ministeri, circa 2 miliardi provenienti dal concordato preventivo e ulteriori risparmi di spesa. Tra le proposte, spicca una revisione delle tax expenditures, che attualmente ammontano a 625 e causano una perdita di gettito di circa 105 miliardi di euro. L’obiettivo è ridurre e semplificare almeno 412 di queste detrazioni fiscali, puntando a recuperare almeno un miliardo di euro. Un altro miliardo dal riallineamento delle accise. Si sta anche considerando una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali per fare cassa. Inoltre, il governo sta esplorando il settore del gaming, che potrebbe portare circa 400 milioni di euro grazie alla proroga delle concessioni per Bingo e scommesse e a nuove sanatorie fiscali. Giorgetti ha già avvisato i colleghi che se non proporranno tagli alle spese dei vari ministeri, sarà lui a dover prendere decisioni impopolari. Ora, la responsabilità passa ai diretti interessati, che devono individuare soluzioni rapide. Ma cosa ci sarà nella Manovra?

Manovra 2025: ecco le misure allo studio

Per Giorgetti, le priorità rimangono ridurre il debito pubblico e stimolare la crescita economica e demografica. Il ministro ha garantito che la spesa sanitaria non subirà tagli, rispettando la traiettoria concordata con l’Ue e ha espresso l’intenzione di “rafforzare le politiche per la famiglia”. Tra le principali iniziative, si prevede un trattamento fiscale più favorevole per le famiglie numerose, con possibili ritocchi all’assegno unico. Ad oggi, le madri lavoratrici con più di un figlio possono già beneficiare di una decontribuzione, misura che potrebbe essere confermata nel 2025, insieme al potenziamento dei fringe benefit per i dipendenti con figli a carico.

Le novità sul taglio del cuneo fiscale e sull’Irpef a tre aliquote

Il fulcro della manovra, anche per il prossimo anno, sarà il taglio del cuneo fiscale, impegno già assunto dal ministro Giorgetti per renderlo strutturale. Secondo le anticipazioni del Sole 24 Ore, è previsto un restyling del sistema fiscale per affrontare due criticità: il “salto” di tassazione per i redditi appena sopra i 35mila euro e il danno a lungo termine sul montante contributivo, come indicato da Bankitalia. Il piano prevede di mantenere un taglio contributivo per i redditi fino a 20mila euro, trasformandolo poi in una detrazione fiscale fino a 35mila euro. Da quel punto, il beneficio diminuirà gradualmente fino ai 40mila euro. Questa novità andrebbe a interessare circa 1,14 milioni di dipendenti.

Un’altra misura in fase di trasformazione è l’Irpef a tre aliquote. La proroga di questa misura è certa e avrà un costo di circa 4,3 miliardi, ma si sta valutando anche l’abbassamento della seconda aliquota dal 35% al 33%, che richiederebbe ulteriori 2,5 miliardi di coperture.

Le divergenze sugli extraprofitti

Nel frattempo, il dibattito si infiamma attorno alla tassazione degli extraprofitti delle banche. Il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, ha riacceso il dibattito sulla tassazione degli extraprofitti delle banche, riprendendo le parole di Matteo Salvini: “Far pagare i banchieri, non gli operai”. La reazione del leader di Forza Italia, Antonio Tajani, non si è fatta attendere: “Con noi non ci saranno mai tasse sugli extraprofitti delle banche. Questa è una proposta da Unione Sovietica! Chi fa profitti in un’economia di mercato non è un malfattore, ma qualcuno che sa far fruttare il proprio lavoro”.

Il concordato preventivo: focus sulle piccole attività

Un altro tassello fondamentale sarà l’esito del concordato preventivo biennale. L’Agenzia delle Entrate ha avviato una campagna di comunicazione per le piccole attività come bar e ristoranti, avvisando che chi non aderirà al concordato entro il 31 ottobre rischia di attirare l’attenzione della Guardia di Finanza. Alcuni settori, come bar e pasticcerie, risultano “sospetti” con redditi medi che non superano i 12.266 euro. Dato che le risorse sono urgenti, il governo ha già fatto sapere che non ci saranno rinvii.

Pensioni: incentivi in arrivo

Per quanto riguarda le pensioni, si parla del cosiddetto Bonus Maroni, che prevede incentivi per chi decide di rimanere al lavoro. Nella sua versione originaria, l’aumento in busta paga si fermava al 10%, ma ora si punta a introdurre anche una tassazione agevolata per rendere l’offerta più allettante. È probabile che le misure di flessibilità già in vigore, come quota 103 e Opzione donna, saranno rifinanziate, mentre rimane in soffitta “quota 41”, tanto cara alla Lega, anche nella sua versione “light”.

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