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Manovra 2023, tempi troppo stretti per il governo Meloni: servirà l’aiuto di Draghi

Imagoeconomica

Il governo Meloni non è ancora nato, ma la futura Presidente del Consiglio è già alle prese con la principale sfida dell’autunno: scrivere e approvare la manovra 2023 entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio. Abbiamo già parlato dei problemi economici che gravano sulla prossima legge di bilancio (il Pil rallenta, il deficit sale, l’inflazione corre). Oggi affrontiamo i nodi politici.

Il primo riguarda i tempi. Il Presidente della Repubblica intende abbreviare il più possibile le procedure, ma la lista dei passaggi è lunga. La convocazione di Camera e Senato è prevista per il 13 ottobre, l’inizio delle consultazioni tra il 17 e il 18 ottobre per poi procedere con la formazione del nuovo esecutivo, composizione delle commissioni parlamentari, voto di fiducia di deputati e senatori. Anche nella migliore delle ipotesi, dunque, il nuovo governo non entrerà in carica prima di inizio novembre.

Questo significa che per tutto quello che verrà prima sarà indispensabile la collaborazione del gabinetto Draghi, coordinata dalla regia del Quirinale. L’operazione è inedita, perché mai prima d’ora nella storia repubblicana si erano tenute le elezioni in piena sessione di bilancio. E sarà anche complessa, perché il Presidente del Consiglio uscente non vuole essere coinvolto nelle scelte politiche che spetteranno al nuovo governo.

La Nadef

Non ci saranno problemi per la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, che in teoria doveva essere presentata entro oggi al Parlamento, ma probabilmente approderà alle Camere giovedì. Vista la situazione, quest’anno la Nadef conterrà solo il “quadro tendenziale”, ossia a legislazione vigente, e non anche quello “programmatico”, che dovrebbe tenere conto degli effetti della manovra, la quale però ancora non esiste.

Il Documento programmatico di bilancio

Ben più complesso sarà il Documento programmatico di bilancio, che dovrebbe contenere le tabelle con il progetto economico per il 2023 insieme a un’illustrazione generale della manovra e andrebbe trasmesso entro il 15 ottobre alla Commissione europea e all’Eurogruppo (oltre che al Parlamento italiano). L’Italia ha sondato la possibilità di essere esentata quest’anno dalla presentazione del Dpb, viste le condizioni politiche eccezionali, ma da Bruxelles hanno dato risposta negativa.  

Trovare una via d’uscita non sarà semplice, ma va sottolineato che il Dpb non è vincolante per il governo (anche Draghi e Franco se ne sono discostati quest’anno a fronte dell’emergenza creata dalla guerra) e soprattutto che esiste un precedente. Il 15 ottobre del 2021, in Germania, fu il governo di Angela Merkel a inviare il Dpb all’Europa, dopo le elezioni politiche del 26 settembre che segnarono l’uscita di scena della cancelliera dalla scena politica. La Commissione europea valutò quel Documento con un parere pubblicato il 24 novembre del 2021, prima dell’insediamento del governo Scholz, avvenuto l’8 dicembre. Dopodiché, il 27 aprile di quest’anno, l’esecutivo socialdemocratico ha spedito a Bruxelles un nuovo Dpb riveduto e corretto.

La manovra 2023

Il vero banco di prova per il governo Meloni sarà quindi proprio la manovra 2023. Fratelli d’Italia auspica che “ci sia un impianto su cui lavorare per redigere la finanziaria”, mentre fonti dell’attuale governo citate dal Corriere della Sera fanno sapere che “non esistono bozze, al momento”. Quando però la partita entrerà nel vivo, è verosimile che Mattarella deciderà di intervenire per mediare e che Draghi si rimetterà alle richieste del Colle. Se non sarà proprio una manovra scritta a quattro mani, quindi, c’è da aspettarsi che perlomeno il grosso dell’impianto sarà impostato da una squadra di transizione a metà fra il governo uscente e quello entrante.  

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Categories: Politica