Lo sapevano già sei anni fa i membri del team di Hedwig Fijen, direttrice della biennale itinerante di arte e cultura fondata nel 1993, che sarebbe stata Palermo la culla dell’edizione 2018 di Manifesta 12 con il sottotitolo Il Giardino Planetario. Coltivare la Coesistenza. Quello che forse non immaginavano è quanto si sarebbe rivelata attuale la scelta di quel luogo nel profondo sud della penisola in questo preciso momento storico. “Palermo rappresenta le profonde complessità che la società contemporanea sta affrontando”, commenta il team.
Manifesta 12, passata attraverso le più belle città d’Europa da Rotterdam a Lussemburgo a Francoforte, è in scena a Palermo – capitale italiana della cultura per il 2018 – dal 16 giugno al 4 novembre 2018 per affrontare due questioni fondamentali: migrazione e clima, e per spiegare l’impatto che queste hanno sulla vita della città e delle persone.
È dalla prima edizione, a Rotterdam nel 1996, che l’obiettivo della manifestazione è quello di raccontare la società contemporanea e le sue crisi. “Nel 2016 eravamo a Zurigo per questo: attraverso l’arte volevamo denunciare lo strapotere del denaro e della finanza, il titolo era What People Do for Money, cosa la gente fa per i soldi – spiega Fijen –. A San Pietroburgo, porta tra Oriente e Occidente, eravamo nel 2014 ed è stata un’edizione di grande impegno civile, in particolare da parte degli artisti. Ora assistiamo alla disintegrazione dell’Europa: Brexit e forse chissà, anche Italexit Ecco perché ci troviamo a Palermo, crocevia di tre continenti, snodo di flussi di persone, traffici, merci”.
I luoghi di Manifesta 12 sono tra gli altri l’Orto Botanico di Palermo, principale fonte di ispirazione per il progetto, Palazzo Forcella De Seta, uno degli esempi più significativi di eclettismo ottocentesco palermitano in architettura, e lo ZEN, il quartiere di edilizia popolare sito nella VII circoscrizione di Palermo. Il sindaco della città di Palermo commenta orgoglioso: “Avere Manifesta 12 a Palermo nel 2018 è un’opportunità fantastica per la città per rafforzare la sua identità locale e internazionale. É un’opportunità per l’Europa per apprezzare il significato della sua dimensione e identità Mediterranea e Mediorientale: Palermo ha portato Manifesta nel Mediterraneo e il Mediterraneo in Europa. Manifesta 12 è un’opportunità per celebrare Palermo nella sua essenza: un laboratorio per l’arte e la cultura. La città è capace di rinnovare se stessa e costruire il proprio futuro”.
Popoli del Mediterraneo e del nord Africa sono approdati a Palermo nel corso dei secoli e ognuno di essi ha scritto a suo modo la storia della città: contaminazioni, occupazioni, stratificazioni oggi permettono al capoluogo siciliano di essere scelto per raccontarne ancora di nuove. Il progetto di Manifesta 12 è stato curato dallo studio di architettura Oma che ha sviluppato uno studio urbano chiamato “Palermo Atlas”, un’analisi interdisciplinare sulla città che si pone l’obiettivo virtuoso di esplorarne l’architettura, l’archeologia, l’antropologia, gli archivi storici come le storie personali e i suoi mezzi d’informazione.
Ippolito Pestellini Laparelli, creative curator di Manifesta 12 e Partner di Oma, ha detto: “Il nostro è stato un lavoro sulla città passata e presente, una raccolta di modelli, storie e testimonianze. Condotti da artisti e professionisti palermitani, abbiamo camminato per la città visitando oltre cento siti che hanno forte rilevanza storica, culturale, civile e sociale”. Il progetto è stato curato anche da Bregtje van der Haak, giornalista e regista olandese, Andrés Jaque, architetto, artista e studioso spagnolo, e da Mirjam Varadinis, curatrice svizzera.
Palermo, intesa crocevia di popoli nel cuore del mondo e perché ne è sempre stata protagonista, incarna pienamente il luogo dove meglio indagare i cambiamenti, la mobilità internazionale e le prospettive del futuro del nostro tempo, non abbandonando nulla al caso, ma intervenendo scientemente nella determinazione delle politiche di sviluppo della società contemporanea. Certe volte lasciarsi andare al flusso insegna più di combattere la corrente.