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Manager Italia: formazione e welfare aziendale contro la crisi. Il caso di Fondir

Se l’Italia sta perdendo la sfida della competitività, tra i vari motivi plausibili (escluso quello, azzardato, dell’ingresso nella moneta unica) c’è sicuramente quello del vuoto formativo della sua classe dirigente. Le aziende infatti, secondo uno studio condotto da Manager Italia, organizzazione di riferimento dei manager e delle alte professionalità del settore terziario, puntano troppo poco sul cosiddetto “welfare aziendale” e sulle politiche intergenerazionali, strumenti di formazione dirigenziale e inserimento professionale che “ne migliorerebbero – secondo Monica Pontiroli di Manager Italia – la produttività, l’organizzazione e l’etica”.

Dalla ricerca, realizzata su un campione di aziende del settore commercio-turismo-servizi, emerge infatti che si presta molta più attenzion, ad esempio, alla riduzione dei costi che al welfare aziendale (21%) e ancora meno alle politiche intergenerazionali (soltanto un’azienda su dieci). “Con una maggiore formazione dei dirigenti – spiega ancora Pontiroli – questi sarebbero meglio preparati e la società meglio organizzata, consentendo dunque anche una riduzione dei costi”, che dunque non si fa solo tramite i tagli ma puntando sull’intergenerazionalità, che consente anche meritocrazia, flessibilità, sostenibilità etica e organizzativa.

Come? Attraverso quattro modelli operativi, proposti da Manager Italia. La Staffetta, che favorisce l’assunzione di giovani a tempo indeterminato e la graduale uscita di scena dei senior attraverso contratti part time che però non pregiudicano il trattamento pensionistico. Il Tandem, ossia la formazione di coppie di lavoro in base ad affinità e aspirazioni. Il Mentoring, piano formativo per collaboratori junior con il talent management dei senior. E poi, consentendo ulteriori risparmi all’azienda, la retribuzione in parte fissa e in parte Variabile, legata al raggiungimento di obiettivi concordati e misurati matematicamente. Il tutto già sperimentato, con aziende del calibro di Idm e sopratutto Bulgari, tra le più prestigiose maison del lusso che festeggia il 130esimo anniversario.

A supportare la formazione, terreno ancora inesplorato per troppe aziende (soprattutto piccole, che pensano di non poterselo permettere) c’è anche dal 2000 una legge che ha permesso la costituzione di fondi paritetici interprofessionali sui quali l’Inps – fino a quel momento unico destinatario dei contributi per la formazione (inseriti nell’ambito di quelli per la disoccupazione e pari allo 0,3% del monte salari) – su richiesta delle singole società può dirottare la somma versata verso un fondo che poi, dietro rendiconto dettagliato – rimborserà le attività formative.

“Da qualche anno sono le imprese a scegliere a chi destinare il contributo, e i fondi danno l’opportunità di finanziare a costo zero politiche formative che qualificano la presenza sul mercato delle aziende e che valorizzano la professionalità dei dirigenti”, spiega Alessandro Vecchietti, presidente di Fondir, che ha appena compiuto 10 anni di vita e che per il 2014 ha raggiunto i 14 milioni di euro da destinare alle sue 6mila aziende clienti, che contano 30mila dirigenti.

Fondir, co-organizzatore con Manager Italia del convegno nel quale è stata presentata la ricerca, è stato costituito da Concommercio, Ania, Confetra, la stessa Manageritalia, FederDircredito, Fidia e Sinfub e Abi, che consente ad esempio di avere la copertura sul 100% del settore bancario. “Le richieste maggiori – precisa Vecchietti – riguardano soprattutto l’internazionalizzazione: corsi di lingue per chi vuole aprire una sede estera, tecnologie, risorse umane, ma se il progetto è serio finanziamo a tutto campo e in maniera trasversale, aziende di tutta Italia e di tutte le dimensioni”.

La novità infatti è che lo strumento voluto dal Ministero del Lavoro e realizzato – tra gli altri – da Fondir “facilita l’accesso alla formazione, che prima era solo prerogativa delle grandi aziende”. “Nel settore terziario – chiude il presidente di Fondir – lavorano circa 4 milioni di persone e noi abbiamo tra i clienti un sacco di micro-imprese: per loro la sfida della crescita parte proprio dalla formazione”.

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