Intesa Sanpaolo scende ancora una volta in campo per sostenere le categorie più colpite dall’emergenza Covid. Tra queste ci sono sicuramente le donne, in particolare le madri che lavorano e che come abbiamo visto fanno fatica – in generale, e in particolare in questa fase – a conciliare l’attività professionale con la cura dei figli. Per questo arriva un prestito specifico, a condizioni agevolate: si chiama “mamma@work” e consente alle giovani madri lavoratrici di avere un sostegno economico per conciliare vita familiare e professionale nei primi anni di vita dei figli. Attivo dal 24 luglio, è destinato a tutte le donne che lavorano da almeno sei mesi, risiedono in Italia e hanno figli di età non superiore ai 36 mesi.
Su questa ultima iniziativa ha tenuto ad intervenire personalmente il CEO di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che l’ha così commentata: “Oltre 37 mila madri lavoratrici si sono dimesse nel corso del 2019 indicando tra le motivazioni la difficoltà di conciliare il lavoro con le esigenze di cura dei figli. Questa tendenza è costantemente in crescita e peggiora ulteriormente il record negativo dell’Italia nell’occupazione femminile e di conseguenza sul PIL. Facilitare l’accesso al credito di questa categoria di cittadine significa innescare uno dei passaggi necessari per la modernizzazione del Paese, un impegno che in Intesa Sanpaolo sentiamo fortissimo. Per una giovane madre continuare a lavorare vuol dire contribuire al reddito famigliare, rendersi autonoma, coltivare le proprie giuste ambizioni. Come per gli studenti universitari, puntiamo su chi, nella società, ha più potenziale e lo facciamo con strumenti di assoluta avanguardia in termini di sostenibilità”.
I soldi possono essere liberamente utilizzati, per esempio per pagare le rette dell’asilo nido o la babysitter. Il prestito viene erogato in tranche semestrali fino a 30.000 euro, sino al compimento dei 6 anni del bambino, quando, come rileva l’Istat, si conclude il periodo di massima criticità economica per una famiglia. Si ottiene senza alcuna garanzia, presentando in filiale la documentazione di una qualunque attività lavorativa in corso. Il rimborso delle somme utilizzate può avvenire in un periodo fino a 20 anni. In caso di perdita di occupazione per qualsiasi causa, la linea di credito continua a essere erogata per sei mesi se solo la madre autocertifica la volontà di cercarne una nuova. Al semestre successivo se non sono rispettati i requisiti di mantenimento richiesti ma viene sempre dichiarata la volontà di cercare un nuovo posto di lavoro, vengono sospese le erogazioni ma viene lasciata in vita la linea di credito fino a scadenza.
Secondo una ricerca Ipsos, il 37% delle donne tra i 25 e i 49 anni con almeno un figlio risulta inattivo, percentuale che sale all’aumentare del numero di figli, arrivando fino al 52,5% per le donne con tre o più figli. Inoltre, dai dati recentemente pubblicati dall’Ispettorato del Lavoro, emerge che sono oltre 37.000 le neomamme che si sono licenziate nel corso del 2019 (+4,5% sul 2018) indicando tra le motivazioni la difficoltà di “conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole”, soprattutto quando non si hanno nonni e altri parenti a supporto o viene giudicato troppo elevato il costo per l’asilo nido o una baby sitter. Ma le statistiche non rilevano il numero, almeno doppio, delle donne che rinunciano alla maternità per restare al lavoro.