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Malasanità e assicurazioni: le Regioni scelgono il “fai da te”

DOSSIER ANIA – Quasi tutte le Regioni italiane hanno scelto la strada dell’autoassicurazione, o addirittura della non-assicurazione, per fronteggiare i rischi di responsabilità civile legati alla malasanità – Ma dal 14 agosto i medici dovranno essere assicurati per legge (esonerati i dipendenti del Ssn) e un emendamento Pd al decreto Pa può ribaltare tutto.

Malasanità e assicurazioni: le Regioni scelgono il “fai da te”

I medici possono sbagliare, ma lo Stato scegli di non tutelarsi più come una volta. Secondo il dossier Ania “Malpractice, il grande caos” presentato oggi a Roma, la maggior parte delle Regioni italiane ha scelto la strada dell’autoassicurazione, o addirittura della non-assicurazione, per fronteggiare i rischi di responsabilità civile legati alla malasanità

Tranne la Valle d’Aosta e la Provincia di Bolzano – che si affidano ancora interamente al mercato assicurativo –, tutti gli enti locali gestiscono per proprio conto le richieste di risarcimenti con schemi regionali o affidati alle singole Asl. Liguria, Toscana, Puglia e Basilicata hanno scelto la strada del completo “fai da te”, mentre le altre Regioni si rivolgono ad un assicuratore solo per coprire i sinistri di maggiore entità (sopra i 250mila euro). L’ultimo esempio di abbandono dello strumento assicurativo è quello della Regione Sicilia, dove la polizza – disdettata a fine 2013 – è scaduta il primo luglio. 

“Gli assicuratori italiani vogliono tornare a svolgere pienamente il proprio ruolo nella copertura dei rischi medici – ha commentato Aldo Minucci, presidente dell’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici –, dando certezze ai pazienti e ai medici che svolgono la loro attività”. 

Stando a un’indagine parlamentare sugli errori medici conclusa all’inizio del2013, appena due anni fa il 72,2% delle Asl italiane era ancora coperto da una polizza. L’Ania ritiene che la rapida metamorfosi del quadro sia legata al “continuo aumento nei costi dei risarcimenti e della crescente difficoltà a stimare i rischi – si legge nel rapporto –, cosa che ha spinto i principali assicuratori italiani ad essere più selettivi nella copertura dei rischi”.

Per invertire nuovamente il trend, Minucci ritiene necessario intervenire su diversi fronti: “Bisogna circoscrivere la responsabilità dei medici e delle strutture sanitarie; attuare idonee misure di gestione del rischio attraverso la nomina di un risk manager in tutti gli ospedali; porre un tetto ai danni non patrimoniali con l’approvazione delle tabelle di risarcimento dei danni biologici e definire linee guida mediche validate anche per contrastare il fenomeno della medicina difensiva che pesa per oltre l’11% sulla spesa sanitaria”.

Peraltro, secondo quanto prevede la legge n.148/2011, a partire dal 14 agosto i medici dovranno essere obbligatoriamente assicurati contro i rischi della responsabilità civile, anche se il decreto Semplificazioni ha recentemente esonerato da questa disposizione i dipendenti del Servizio sanitario nazionale.

D’altra parte, risale ad appena 48 ore fa un ulteriore intervento legislativo che potrebbe ribaltare nuovamente la situazione. Un emendamento del Pd al decreto per la riforma della Pubblica amministrazione prevede infatti l’obbligo per le tutte le aziende del Ssn e per tutte le strutture sanitarie private (accreditate o non) che forniscono prestazioni sanitarie, “di dotarsi di copertura assicurativa o di altre analoghe misure per responsabilità civile verso terzi (Rct) e per responsabilità civile verso prestatori d’opera (RCO), a tutela dei pazienti e del personale”. Con buona pace delle Regioni. 

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