Mais e grano tenero in deciso rialzo per la seconda settimana consecutiva anche in Italia, sulla scia di quanto accade giornalmente nei mercati finanziari di Chicago e Parigi. Mentre i costi dei prodotti agricoli continuano a salire, resta stabile il prezzo del grano duro. È quanto afferma CAI – Consorzi Agrari d’Italia in base alle rilevazioni della Borsa Merci di Bologna, punto di riferimento nel nostro Paese per la contrattazione fisica dei prodotti agricoli.
Secondo le stime di CAI il prezzo dei prodotti agricoli strettamente dipendenti dalle importazioni da Russia e Ucraina, come appunto mais e grano tenero, è destinato a salire ulteriormente alla luce degli ultimi avvenimenti del conflitto, mentre al momento non si registrano variazioni sul grano duro, il cui prezzo risente soprattutto della mancata produzione in Canada e dei rincari dei costi di produzione.
Grano e cereali ai massimi: la guerra Ucraina e le conseguenze per l’Italia
L’Italia, secondo un’analisi Coldiretti, importa il 64% del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44% di grano duro necessario per la pasta, senza dimenticare il mais e la soia fondamentali per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop, dove con le produzioni nazionali si riesce attualmente a coprire rispettivamente il 53% e il 73% del fabbisogno nazionale.
Dunque, il costo della pasta, che si produce con il grano duro, non dovrebbe risentire al momento di particolari rialzi causati, a differenza di pane, biscotti o farine, prodotti derivati da grano tenero, o del mangime per gli animali.
Mentre il prezzo del mais è cresciuto del 21% da metà febbraio, perché l’Ucraina è il secondo esportatore mondiale e la Russia fra i maggiori produttori e insieme rappresentano nel complesso un quinto del commercio mondiale. Solo l’Ucraina vale poco più del 20% delle importazioni italiane. E dato che i mangimi incidono per due terzi dei costi lordi degli allevamenti animali, le ricadute sull’intera filiera e sui prezzi negli scaffali per carne, latte e uova non tarderanno ad arrivare. Stesso discorso per la soia, per la quale l’intera regione del Mar Nero è una fonte importante di approvvigionamento per l’Europa.
CAI sottolinea che il costo dei prodotti agricoli incide sul 10% del prezzo del prodotto finale al consumatore, eventuali aumenti nel breve periodo di prodotti derivanti dal grano tenero, quali pane, farine e biscotti, sarebbero dovuti principalmente al caro energia e ai rincari di trasporti, imballaggi, carburante.
Mais e grano tenero alle stelle, grano duro resta stabile
Il grano tenero sale di 30 euro a tonnellata rispetto ad una settimana fa (+9,4%), oscillando tra 342 e 351 euro a tonnellata, con punte di 395 per il prodotto a più alto valore proteico. Il mais, invece, segna +11%, passando da 297 a 330 euro a tonnellata.
Il grano duro, come da previsione, resta ancora invariato, mentre soia (+3,5%) e sorgo (+7%) confermano il trend al rialzo dei mercati internazionali.
Dall’inizio dell’invasione ucraina, la quotazione nel nostro Paese di grano tenero nelle contrattazioni è salita del 12%, quella del mais del 14,5%.