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Di Maio e le cosiddette pensioni d’oro: un autogol dietro l’altro

Imagoeconomica

Il premier in pectore grillino Di Maio ha trovato le risorse che servono per non aumentare l’età pensionabile in linea con l’attesa di vita: basta cancellare le pensioni “d’oro”, identificate come quelle di ammontare superiore ai 5000 euro.

Secondo i dati dell’INPS si tratta di circa 145.000 persone, che percepiscono pensioni pari globalmente a circa 12 miliardi. 12 miliardi è appunto la somma che servirebbe per abolire la riforma dell’età pensionabile introdotta nel 2011 dalla Legge Fornero. Come sempre, dopo averla sparata grossa, poi l’ineffabile leader grillino sminuisce, annacqua, smentisce. Intanto, il messaggio agli elettori è partito.

Non avendo mai lavorato, l’immaginifico Di Maio non sa che quelle deprecabili pensioni corrispondono in massima parte a contributi prelevati dalla busta paga durante una vita di lavoro, che si tratta cioè di risparmio messo da parte attraverso il sistema pensionistico per assicurarsi un reddito dopo la fine dell’età lavorativa.

Che se quelle pensioni venissero cancellate, i portatori possono restare senza mezzi di sussistenza adeguati, pur avendo risparmiato tutta la vita per mettere i soldi da parte. Ma per il leader grillino, basta etichettare qualcuno come “ricco” per giustificare l’esproprio del reddito e, probabilmente, anche del patrimonio.

Ma l’appetito vien mangiando. Dopo aver cancellato le pensioni sopra i 5000 euro, si potrebbero cancellare quelle sopra i 4000 euro, che sono molte di più, per finanziare il reddito di cittadinanza – un’altra misura che Di Maio favorisce, essendo un reddito pagato indipendentemente dal lavoro svolto. E poi si potrebbero finanziare programmi redistributivi ancora più grandi, abbassando la soglia delle cancellazioni a 3000 euro, e poi magari a 2000. Fino a fare dell’Italia un enorme falansterio di pensionati poveri per mantenere milioni di persone che non lavorano.

FONTE: InPiù 

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