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Magistratura e politica, Zanda avverte: “Le inchieste finite nel nulla sono troppe” e chi sbaglia deve pagare

Il proscioglimento di Renzi per la vicenda di Open è solo l’ultimo caso di inchieste finite nel nulla ma che per molto tempo hanno gettato ingiustamente discredito sulla politica. Così non va e anche i magistrati, sbagliano, devono pagare, Sagge riflessioni del senatore Luigi Zanda

Magistratura e politica, Zanda avverte: “Le inchieste finite nel nulla sono troppe” e chi sbaglia deve pagare

L’ultimo caso di magistratura in fuorigioco è quello che ha portato al proscioglimento dell’ex premier Matteo Renzi e di tutti gli altri imputati nel processo Open aperto dalla discussa Procura di Firenze per sospetto finanziamento occulto della politica e conclusosi dopo oltre 5 anni. Ma l’indagine su Open non è l’unica invasione di campo della magistratura nella politica e non è l’unica finita nel nulla. Lo rileva, in un’acuta analisi sul Foglio, l’ex Presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, politico di lungo corso a cui tutti hanno sempre riconosciuto equilibrio e saggezza. “Sapere che le accuse contro Renzi ed altri ex dirigenti del Pd sono infondate mi ha fatto piacere – sostiene Zanda – non solo perché si tratta di amici ma perché, quando non è meritato, il discredito della politica fa molto male all’Italia e la danneggia in misura irreparabile”. Non si tratta ovviamente di mettere in discussione l’indipendenza inviolabile della magistratura. Ma “il numero di casi clamorosi di istruttorie che non finiscono bene sta crescendo un po’ troppe. Non c’è solo il caso Open – ricorda Zanda – ma quella che ha coinvolto l’ex senatore Esposito, la condanna di Davigo e quella del pm De Pasquale” per il suo comportamento sulle vicende Eni-Nigeria. Ed è sconcertante, come ricorda Il Foglio, che un Pm che ha collezionato un flop dietro l’altro di cui Open è solo l’ultimo, come il fiorentino Luca Turco se ne vada in pensione senza essere mai chiamato a rispondere del suo operato né sul piano della valutazione professionale né su quello disciplinare. E’ evidente che c’è qualcosa che non va e il meno che si possa auspicare è che finalmente si apra una riflessione molto attenta che investa la magistratura, la politica ma anche l’informazione che permetta di individuare nuove regole di convivenza. Ma chi sbaglia deve pagare e di sicuro le sollecitazioni del senatore Zanda vanno prese molto seriamente.

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