Prima la Grecia, ora la Spagna. E’ il virus madrileno il responsabile del brusco deprezzamento della moneta unica tra martedì e stamattina. La divisa continentale è infatti caduta ai minimi degli ultimi due anni sulla scia delle difficoltà spagnole nel risanamento delle banche, devastate dallo scoppio della bolla immobiliare.
Le dimissioni di Miguel Ángel Fernández Ordóñez, Governatore della Banca di Spagna, hanno rafforzato le pessime aspettative sul futuro dell’economia spagnola, propellendo la corsa degli investitori agli asset più sicuri d’oltreoceano.
Gli spread spagnoli sono aumentati così tanto che diventa oggi impossibile per Madrid finanziarsi in modo sostenibile, e il probabile collasso di molti istituti di credito costringerà il Governo a cercare fondi per la nazionalizzazione, come già fatto con il colosso Bankia.
Ma in che modo Madrid possa salvare le banche senza sforare i limiti di deficit imposti dalla Germania, è tutt’altro che chiaro.
Sommato alla forte incertezza sul fronte ateniese, lo scenario spagnolo ha spinto la moneta unica, stamattina, a un nuovo record negativo biennale. L’euro si assesta, infatti, sotto quota 1,2450 in apertura delle borse, consolidando un trend negativo in rapido declino che dura ormai da quasi un mese.
Anche rispetto allo yen la moneta unica ha perso terreno, scendendo intorno a quota 98,80, sui minimi annuali.
Su base mensile, la valuta europea ha perso il 5,9% del suo valore rispetto al dollaro, il calo più forte dallo scorso settembre, ma si è deprezzata ancora di più sullo yen, accusando un calo del 6,5%.
A questo punto sembra piuttosto probabile un ulteriore scivolone verso quota 1,20, alimentato dalle notizie provenienti da Atene ma soprattutto dal crescente timore che dietro Bankia vi sia una lunga fila di istituti di credito sull’orlo del fallimento: una situazione molto più instabile di quanto inizialmente stimato.
L’esposizione totale del settore creditizio di Madrid al settore immobiliare, infatti, ammonta a circa 320 miliardi di euro, e secondo l’Istituto per la Finanza Internazionale i crediti inesigibili ammonterebbero a circa 280 miliardi, quasi il 90% dell’esposizione totale.