Scatto d’orgoglio delle aziende italiane che dopo anni di difficoltà ricominciano ad alzare la testa ampliando i loro interessi all’estero. Non solo Campari, ma anche Lavazza, Salini e precedentemente Ferrero e Luxottica. Acquisizioni, offerte e fusioni che testimoniano la ripresa del Made in Italy.
Iniziando dal progetto più recente, Campari ha lanciato un’offerta pubblica d’acquisto su Grand Marnier, battendo contendenti quotati del calibro di Lvmh, Moet Chandon e Dom Pérignon.
Un accordo che prevede l’acquisto immediato del 17,19% della società, cui si aggiungono l’1,06% in nuda proprietà e 1,54% in usufrutto del capitale. La scalata verrà completata nel 2021, esercitando opzioni call/put sul 26,6% rimasto nelle mani della famiglia Marnier Lopostolle. Infine arriverà l’Opa sulle rimanenti azioni di Spml a un prezzo di 8,0501 euro per azione in contanti e con un premio pari al 60,4%. Un’operazione da 684 miliardi che rappresenta la più grande acquisizione effettuata da Campari nel corso della sua storia.
Notevole anche la “conquista” di Lavazza che lo scorso 10 marzo ha annunciato l’acquisto della francese Carte Noire per una cifra compresa tra i 700 e i 750 milioni di euro.
Tornando indietro di qualche mese, nel novembre del 2015 anche Salini, alla guida del consorzio per l’ampliamento del canale di Panama, ha messo a segno un colpo vincente. Per 406 milioni di dollari l’impresa italiana ha comprato Lane Industries, il maggiore costruttore di autostrade e il principale produttore privato di asfalto negli Stati Uniti. Ancora prima erano state Ferrero e Luxottica ad acquisire rispettivamente la fabbrica di cioccolato Thorntons e il sito di e-commerce glasses.com.
Una “serie positiva” che, dopo anni di difficoltà e acquisizioni subite da parte di aziende straniere (basti pensare alla moda), rassicura sul futuro del Made in Italy e sulla sua crescita nazionale e internazionale.