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Made in Italy: export in crescita verso Cina e Polonia

Nei primi due mesi dell’anno sono invece calati gli scambi con Regno Unito, Russia e Paesi Opec – Le imprese detengono ora riserve di cassa pari a tre mesi di fatturato

Made in Italy: export in crescita verso Cina e Polonia

Sace conferma per febbraio la crescita, sebbene contenuta, dell’export italiano rispetto al mese precedente (+0,3%), in linea con il dato trimestrale (+0,2% nell’ultimo trimestre rispetto a settembre-novembre). Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, alcuni mercati mostrano debolezza (Uk, Russia e Paesi Opec), altri, invece, sono in crescita (Cina e Polonia). A gennaio e febbraio si è osservata una buona dinamica della domanda di autoveicoli in Olanda e Francia, mentre rimane in negativo in Uk (rispettivamente +79%, +8,6% e -16,5%). In forte calo l’export di articoli farmaceutici sia verso Londra (-50,9%) che Parigi (-36%), mentre sono più che raddoppiate le vendite verso Amsterdam. In flessione in tutti e tre i mercati anche gli apparecchi elettronici (Francia -16,7%, Uk -34,4%, Paesi Bassi -36,2%). Il calo è diffuso a quasi tutti i settori del Made in Italy verso il Regno Unito, che sconta gli effetti di Brexit.

A livello di raggruppamenti principali di industrie, la contrazione si riduce per le vendite oltreconfine di beni intermedi (-1,5% rispetto ai primi due mesi 2020), in miglioramento rispetto al mese precedente (-3,4%). Anche i beni di consumo, seppure ancora in negativo (-6,4%) hanno registrato performance migliori della media. Il calo dei beni non durevoli (-8,0%), è stato in parte compensato dalla ripresa di quelli durevoli (+2,3%). Rimangono in territorio negativo i beni strumentali (-8,8%), che continuano a scontare le movimentazioni occasionali verso gli Usa di cantieristica navale di inizio 2020 (-31,2% il dato di altri mezzi di trasporto). Gli apparecchi elettrici sono tra i settori a maggiore crescita nei primi due mesi dell’anno (+3,6%), grazie a una forte domanda cinese (+92,7%), inglese (+13,0%) e tedesca (+8,7%); note positive arrivano anche dalle vendite di metalli e prodotti in metallo (+3,5%), in crescita in Cina (+42%), Germania (+22,4%) e Francia (+5,9%). L’export del tessile e abbigliamento è invece in calo in pressoché tutte le geografie, con performance particolarmente negative verso Londra (-50,3%), Nuova Delhi (-38,8%) e Washington (-27,4%): Pechino, al contrario, registra un considerevole incremento della domanda (+85,7%) mostrando uno spiraglio di ripresa.

In questo scenario, Euler Hermes sottolinea come la crisi abbia spinto al rialzo la concentrazione di cassa tra le società non finanziarie europee: nel complesso, le imprese detengono ora riserve di cassa equivalenti a tre mesi di fatturato, oltre mezzo mese in più rispetto alle medie pre-crisi, e sono i settori e le imprese più ricchi che sono diventati ancora più ricchi. Dopo essere aumentato considerevolmente nel 2020 nella maggior parte dei paesi europei, il contante delle società non finanziarie (NFC) si è stabilizzato a livelli elevati negli ultimi mesi. In Francia, i depositi totali di NFC equivalgono a oltre quattro mesi di fatturato in cash flow, quasi un mese in più rispetto ai livelli pre-crisi, mentre nel Regno Unito equivalgono a quasi 3,2 mesi, circa 18 giorni al di sopra dei livelli pre-crisi. Dati i continui blocchi leggeri nei principali paesi europei negli ultimi mesi, le posizioni di cassa hanno aumentato i rischi al rialzo per gli investimenti nel 2021.

Se si guarda all’evoluzione delle posizioni di cassa totali in termini relativi all’interno dei paesi, settori come industria (principalmente in Italia, Spagna e in una certa misura nel Regno Unito) e i beni di consumo (principalmente in Francia e Germania) rappresentano la maggior parte dell’accaparramento di liquidità delle società quotate. Tuttavia, l’aumento si è rivelato anche disomogeneo all’interno di ciascun settore a vantaggio delle imprese già più ricche. Nei principali paesi europei, i primi 10 aumenti di cassa in termini di liquidità sono stati sistematicamente superiori all’aumento medio in termini relativi, il che implica una maggiore concentrazione di liquidità: guardando ai dati finanziari disponibili all’inizio di aprile, le società con i 10 maggiori aumenti di cassa nel 2020 hanno registrato una crescita del 56% (rispetto al +45% della media Ue) e hanno accumulato quasi la metà del contante totale delle società quotate. Inoltre, il contante delle grandi imprese rappresentava oltre il 70% dell’aumento totale dei depositi NFC in Germania alla fine del 2020, attestandosi al 54% in Francia e intorno al 30% in Italia, Spagna e Regno Unito. Di fronte a ciò, i governi hanno già iniziato ad attuare strategie di uscita progressiva da ampie misure di sostegno fiscale.

È probabile che le imprese utilizzeranno circa il 50% della liquidità in eccesso per finanziare l’aumento dei requisiti di capitale lavoro e compensare il forte aumento dei prezzi dei fattori di produzione rispetto allo scarso potere di determinazione dei prezzi. L’aumento dei prezzi degli input dovuto alle attuali interruzioni della catena di approvvigionamento dovrebbe trascinare i margini NFC verso il basso di -4,5pp a -7,0pp nella prima metà di quest’anno. Data la dipendenza dalle importazioni, la Commissione Europea calcola che le imprese di Germania, Regno Unito e Francia dovrebbero affrontare la perdita maggiore di risultato lordo di gestione: a tal fine, l’aumento dei requisiti in materia di capitale lavoro in linea con il finanziamento delle scorte e i ritardi di pagamento più lunghi richiederanno finanziamenti aggiuntivi nel 2021. Tuttavia, è probabile che i settori con le posizioni di cassa più elevate avvieranno sia strategie di investimento difensive (aumento delle capacità produttive, modernizzazione degli apparati produttivi esistenti) sia offensivi, acquisendo concorrenti che potrebbero essere in una posizione finanziaria più debole. Dall’inizio dell’anno si osservano forti operazioni medie di M&A da parte delle imprese dell’Europa occidentale, sia a livello nazionale che transfrontaliero, con il settore ITC a registrare l’aumento più forte.

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