Mai come nel primo trimestre di quest’anno, nonostante i primi sentori della crisi da coronavirus, l’agroalimentare italiano ha spopolato nel mondo. Il fortunato settore, che anche durante il lockdown è stato giustamente considerato attività essenziale e che di recente (salvo che per pochissimi prodotti) è stato graziato dai dazi doganali di Donald Trump, era già reduce da un 2019 da record: l’anno scorso le esportazioni di agroalimentare made in Italy nel loro complesso hanno realizzato la cifra monstre di oltre 43 miliardi di euro, in incremento del 3,7% rispetto all’anno precedente. E anche nel primo trimestre del 2020 il trend si è confermato con un ulteriore +8,1% rispetto al primo trimestre 2019.
Ma quali sono i prodotti preferiti dai nostri partner commerciali? Per scoprirlo basta scorrere il Monitor dei distretti agroalimentari italiani, presentato dal centro studi di Intesa Sanpaolo, che ha analizzato ad una ad una le filiere del nostro Paese. Ne è venuto fuori che quello dei vini è sempre il settore che fattura di più all’estero (1,3 miliardi nel primo trimestre, con crescita del 6%), ma l’exploit in termini proporzionali, nei primi mesi di quest’anno, lo fa la filiera della pasta e dei dolci, che arriva a superare la soglia del miliardo di euro di export, con un incremento del 27,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sono in crescita anche tutti gli altri settori delle nostre eccellenze, dall’olio ai salumi, dal lattiero-caseario alle conserve, ad eccezione del pesce, che risente della crisi dell’ho.re.ca. (alberghi e ristoranti).
Pasta e dolci, dicevamo. Ma esattamente quali e da quali parti d’Italia? A far la parte del leone, decisamente, è il distretto del Caffè, confetterie e cioccolato torinese, che sfiora il 60% di crescita nel trimestre con oltre 200 milioni di esportazioni, 75 milioni in più rispetto al primo trimestre del 2020, con crescite diffuse realizzate in tutti i principali mercati di sbocco: Germania (+65%), Francia (+126%), Russia (+18%), Stati Uniti (+17%) e persino Regno Unito, che raddoppia (+101%) nonostante Brexit. Il primo distretto italiano in termini di export, ma con una crescita minore quest’anno, si conferma quello dei Dolci di Alba e Cuneo, che nel 2019 ha chiuso a 1,4 miliardi di export. Ma non mancano altri risultati eccezionali: il comparto pasta del distretto di Parma, dopo un ottimo 2019 chiuso con 715 milioni di euro (+23% rispetto al 2018), realizza nel primo trimestre 2020 quasi 240 milioni di esportazioni, oltre 90 milioni di euro in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+62% tendenziale).
Molto bene anche il comparto pasta dell’Alimentare di Avellino (+74% tendenziale nel primo trimestre 2020) anche se su valori più contenuti: quasi 45 milioni contro i 25 dello scorso anno, con crescite di oltre 5 milioni verso Stati Uniti e Regno Unito. Ottime performance pure per il comparto pasta dell’Alimentare napoletano (+17% nel primo trimestre con oltre 115 milioni di esportazioni), per i Dolci e pasta veronesi (quasi 65 milioni, +11% la crescita tendenziale), per la Pasta di Fara (che con +14% supera i 40 milioni), e per il comparto pasta dell’Olio e pasta del barese (+11,7% con oltre 37 milioni).