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Macron vola in Brasile: alleanza con Lula per un ponte tra il Sud del mondo e il G7. Ecco i punti di incontro-scontro

Imagoeconomica

Il presidente francese Emmanuel Macron vola in Brasile in visita a Lula per una tre giorni, da martedì 26 a giovedì 28 marzo, densa di appuntamenti sparsi in quattro città. Un tour de force che dà l’idea dell’importanza dell’incontro, che si colloca nel bel mezzo delle crisi internazionali in Ucraina e Israele, senza dimenticare l’agenda climatica al cospetto di un’intesa, quella tra i due presidenti, che era nata già sotto il governo Bolsonaro quando fu Lula e non l’allora presidente ad essere ricevuto con tutti gli onori all’Eliseo. Un’intesa strategica per rafforzare l’asse Europa-Sudamerica, pur in una fase in cui l’accordo commerciale tra le due realtà si è arenato (e proprio per colpa di Macron), ma soprattutto per creare un trait d’union tra il blocco del G7 e il Global South, per usare un’espressione che il presidente brasiliano, per giustificare le sue posizioni geopolitiche non sempre filo-occidentali, propone sempre di più nei suoi discorsi.

Macron in Brasile, intese e divergenze con Lula: quali sono

I due leader si incontrano in un momento delicato soprattutto per le due guerre in corso, sulle quali hanno posizioni differenti, per non dire opposte: Macron, insieme all’Europa e agli Usa, sostiene convintamente l’Ucraina contro l’invasione russa e rimane cauto sulla questione israelo-palestinese, sulla quale invece si è espresso molto duramente Lula, parlando apertamente di genocidio a Gaza e per questo attirandosi qualche critica persino dai suoi alleati. Il presidente brasiliano, al suo terzo mandato dopo i due consecutivi dal 2003 al 2011, è sempre più vicino all’asse Russia-Cina (soprattutto a quest’ultima, di cui il Brasile è il primo partner commerciale) e per questo sul conflitto ucraino sta guidando il fronte pacifista, evitando di condannare esplicitamente le iniziative di Vladimir Putin.

Macron e Lula: calo di consenso per entrambi

Anzi, Lula è un fautore del cosiddetto nuovo ordine mondiale, al punto che ha spinto per accogliere tra i Brics non solo un partner come l’Argentina ma anche Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi e persino Iran, con l’intenzione di coinvolgere in futuro il Venezuela di Nicolas Maduro, che il presidente brasiliano considera un interlocutore credibile e non, come il resto della comunità internazionale, un dittatore. Anche per questo, probabilmente, Lula non sta attraversando un grande momento di consenso: oggi, secondo gli ultimi sondaggi, il tasso di approvazione è sceso fino a pareggiare quello di disapprovazione. E anche Macron non se la passa meglio: alla vigilia delle elezioni europee la sua popolarità sta calando e nei tavoli internazionali le sue posizioni recenti non hanno convinto.

Ma quest’ultimo, in realtà, è proprio uno dei motivi per cui i due leader vanno d’accordo: in Brasile la Francia è considerata, tra i Paesi del G7, il più indipendente rispetto agli Usa in politica estera, e quindi il partner ideale per trovare sponda nelle mediazioni. Anche perché quest’anno il Paese sudamericano ha la presidenza del G20, il cui meeting principale si terrà a novembre a Rio de Janeiro, ma già sono iniziati gli incontri collaterali tra i ministri e i temi sul tavolo sono caldissimi: guerre, clima, ma anche un cavallo di battaglia che il governo Lula ci terrebbe a far passare e cioè una tassa globale sui grandi patrimoni.

Macron in Brasile: di cosa parlerà con Lula

Tornando alla visita di Macron di questi giorni, i punti di incontro-scontro non sono finiti. Si parlerà anche di Haiti, ex colonia francese che sta vivendo una guerra civile e una crisi umanitaria senza precedenti e completamente trascurata dalla stampa europea. Ma soprattutto, i due presidenti si chiariranno sull’accordo Ue-Mercosur, che sembrava in dirittura d’arrivo alla fine del 2023 e che invece si è decisamente arenato. Anzi, probabilmente è saltato e proprio su pressione di Macron e delle proteste degli agricoltori di mezza Europa, che non vedevano di buon occhio le resistenze opposte dalle economie sudamericane nell’aderire a parametri ambientali che invece da questa parte dell’Oceano sono rigidamente imposti.

Infine, ma non meno importante, il tema del clima e della difesa della foresta amazzonica. Su questo, in linea generale, i due presidenti si troveranno d’accordo; peraltro una delle tappe della tournée di Macron è Belem, dove nel 2025 si terrà un appuntamento decisivo della Cop. Tuttavia la Francia ha da poco annunciato che non parteciperà al finanziamento del Fondo Amazzonia, creato 16 anni fa dalla Norvegia per contribuire economicamente alla tutela del polmone del pianeta e al quale aderiscono Germania, Unione Europea, Stati Uniti e Regno Unito. Parigi ha detto che farà la sua parte in altri modi.

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