L’era dell’illusione è finita. Il presidente francese Emmanuel Macron lo dice chiaro e tondo ai francesi, ma il vero destinatario del suo discorso è l’Europa intera. Alla vigilia del Consiglio europeo straordinario, il leader dell’Eliseo appare in tv e lancia un avvertimento: “Abbiamo cambiato era”. Il mondo è in preda a uno “sconvolgimento dell’ordine mondiale” e restare a guardare “sarebbe folle”. L’Europa deve agire. E deve farlo da sola.
Nel suo discorso di 15 minuti, Macron mette sul tavolo proposte forti: estendere la deterrenza nucleare francese all’Ue e rafforzare il sostegno all’Ucraina. Sul fronte economico, vuole convincere gli Usa a revocare i dazi imposti. La Russia, accusa, ha trasformato il conflitto in “un conflitto mondiale”, mobilitando soldati nordcoreani, armi iraniane e interferendo nelle elezioni europee. Inoltre, entro il 2030, Mosca punta ad ampliare il suo esercito con 3.000 carri armati e 300 caccia in più. “Chi può credere che si fermerà all’Ucraina?”.
Scudo nucleare e truppe in Ucraina? Macron non esclude nulla
Per pesare di più, l’Europa deve emanciparsi dagli Stati Uniti. Macron lo dice chiaramente: serve una difesa comune, anche senza l’ombrello americano. “Speriamo che gli Usa restino dalla nostra parte, ma dobbiamo essere pronti se non lo faranno”. Per questo rilancia l’idea di una deterrenza nucleare condivisa con gli alleati europei: “Ho deciso di aprire un dibattito strategico sulla protezione dei nostri alleati in Europa da parte della nostra deterrenza nucleare”, afferma, rispondendo al futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz. La Francia è l’unico paese della Ue dotato di armi atomiche. Ma precisa che la decisione ultima “rimarrà nelle mani del presidente della Repubblica, capo delle Forze Armate”.
E non solo: il presidente francese torna anche su un tema che agita molti governi europei, il possibile invio di truppe in Ucraina. “Saranno là per garantire il rispetto della pace, una volta raggiunta”. Un tema spinoso che si intreccia con la volontà di Parigi e Londra di guidare una “coalizione dei volenterosi”. Se ne discuterà oggi a Bruxelles con Volodymyr Zelensky.
Trump, i dazi e il difficile equilibrio con gli alleati
Non poteva mancare un riferimento alle frizioni con Washington. I “dazi incomprensibili” di Donald Trump preoccupano Macron, che promette di tentare di “dissuaderlo” da una guerra commerciale con la Ue. Ma più che aspettare segnali dagli Stati Uniti, il presidente francese vuole spingere l’Europa a rafforzare la propria indipendenza economica e militare. Intanto il tycoon mette in pausa i dazi sulle auto di Canada e Messico.
L’unità europea, però, è tutt’altro che scontata. Slovacchia e Ungheria frenano: Viktor Orbán ha ottenuto da Macron l’esclusione di nuovi aiuti diretti all’Ucraina dal vertice Ue, in cambio del via libera al piano per il riarmo europeo, ma solo se i fondi saranno spesi per armamenti prodotti nel continente. Una clausola che irrita i governi più legati all’industria militare americana. Anche in Italia il piano di riarmo spacca maggioranza e opposizione.
Trump blocca anche l’intelligence a Kiev, ma riparte il dialogo
Dopo aver tagliato gli aiuti militari, Trump ferma anche le informazioni sui target russi per impedire attacchi ucraini a lungo raggio. Una misura temporanea, assicura il direttore della CIA John Ratcliffe, per favorire i negoziati. “Trump è il presidente della pace e vuole porre fine alle guerre”, spiega, aggiungendo che la “pausa” serve a testare “quanto Zelensky fosse impegnato per la pace”. Ma garantisce che Usa e Ucraina torneranno a “lavorare spalla a spalla”.
Dopo aver cacciato Zelensky dalla Casa Bianca, Trump ora cambia tono: allo Stato dell’Unione dice di “apprezzare” il nuovo atteggiamento del leader ucraino: “Mi ha scritto di essere pronto a sedersi al tavolo della pace e a firmare l’accordo sui minerali”, ha detto il presidente Usa.
Kiev intanto riallaccia i contatti con Washington: il consigliere Andriy Yermak ha parlato con l’omologo Usa Michael Waltz per “programmare un incontro e discutere i prossimi passi verso una pace giusta e duratura”. Ma per una riconciliazione definitiva con Trump bisognerà attendere un nuovo viaggio negli Usa del leader ucraino, chissà, forse con Macron e Starmer, ipotesi ventilata dal governo francese ma subito smentita da Parigi e Londra.
Per ora, sarà il ministro degli Esteri britannico John Healey a volare negli Usa per incontrare il collega americano Pete Hegseth. Sul fronte opposto, Mosca osserva. Il Cremlino definisce “positive” le parole di Zelensky sulla pace, ma puntualizza che i negoziati ancora non ci sono. Accolta con favore, invece, l’offerta di Alexander Lukashenko di ospitare i colloqui a Minsk: “Per noi è il posto migliore”.