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Macron, l’azzardo calcolato delle elezioni anticipate e il filo da torcere che il Presidente darà alla Le Pen

La mossa a sorpresa del Presidente francese Macron di sciogliere il Parlamento e convocare elezioni politiche anticipate è tutto tranne che un colpo di follia e può mettere a nudo le contraddizioni della strategia populista e filo-Putin del partito della Le Pen

Macron, l’azzardo calcolato delle elezioni anticipate e il filo da torcere che il Presidente darà alla Le Pen

Salire sul carro del vincitore, vero o presunto che sia, e abbondonare chi viene considerato in declino è da sempre uno sport molto praticato. Basta vedere che cosa sta succedendo in Francia dove i sondaggi prevedono la maggioranza relativa per il partito di Marine Le Pen, il secondo posto per il Fronte popolare delle sinistre e la discesa dei macronisti al terzo posto. Però in un sistema a doppio turno la media dei consensi non ha molto senso e non sempre i voti equivalgono ai seggi. Tutto però si può dire dello scioglimento a sorpresa del Parlamento e della fulminea convocazione di nuove elezioni politiche del Presidente Emmanuel Macron tranne che sia stata una scelta insensata. Azzardata sì, ma insensata no. L’obiettivo del Capo dello Stato è mettere i francesi di fronte alle loro responsabilità davanti all’incubo di un Paese in mano a estremisti di destra filo-Putin, ma è anche quello di sfidare i lepenisti mettendone a nudo le fragilità, sia che conquistino la maggioranza relativa nel nuovo Parlamento sia che facciano il colpo grosso di arrivare alla maggioranza assoluta. Nel primo caso Jordan Bardella, l’inesperto astro nascente della destra di RN (il partito di Marine Le Pen), che “Le Monde” definisce sprezzantemente come un robot, si troverà a formare un Governo di minoranza in balia delle onde o un Governo di difficile coabitazione in una fase economica e sociale molto complicata per la Francia dove molte delle demagogiche promesse dell’estrema destra lepenista si scioglieranno come neve al sole. Nel caso, per ora poco probabile, che il partito di Marine Le Pen prenda la maggioranza assoluta in Parlamento gli ostacoli che l’estrema destra troverà sul suo cammino non saranno meno grandi. Per almeno due ragioni: in primo luogo perché la Costituzione affida comunque al Presidente della Repubblica gli Esteri e la Difesa. Al Governo Bardella resterebbero gli Interni e l’Economia sulla quale – ecco la seconda difficoltà – vigila però un implacabile convitato di pietra, rappresentato dai sempre temibili mercati finanziari che, sia con il vistoso ribasso della Borsa che con l’impennata dello spread Oat-Bund dei giorni scorsi, hanno già fatto chiaramente capire che non resteranno inerti di fronte alle pagliacciate e alle sbandate dei lepenisti. Anche a costo di provocare la crisi finanziaria della Francia. Parigi pagherebbe a caro prezzo la vittoria dei lepenisti a cui Macron darà sicuramente il filo da torcere e che rischierebbero di arrivare più logorati che mai all’appuntamento con le elezioni presidenziali del 2027, quello in cui la Le Pen vince o esce definitivamente di scena. Dunque, ride bene chi ride ultimo ma la scommessa di Macron è tutto fuorché un colpo di follia, anche se il Fronte Popolare non se n’è accorto e il benpensantismo è sempre l’inconsapevole alleato del massimalismo.

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