Era del tutto impensabile che in pochi giorni il centro di Emmanuel Macron potesse ribaltare il risultato delle elezioni europee in Francia ma una cosa si poteva e si doveva fare: mettere qualche ostacolo negli ingranaggi delle ruote della Le Pen. L’apertura all’alleanza repubblicana (Macron + Fronte popolare delle sinistre) raccomandata immediatamente dal Presidente della Repubblica dopo il primo turno delle elezioni politiche corrisponde a questo obiettivo e ha qualche probabilità di impedire la conquista della maggioranza assoluta da parte dei lepenisti. Se così sarà gli scenari possibili sono due: o i lepenisti si acconciano a costituire un Governo di unità nazionale oppure a dare i loro voti a un governo tecnico anche se un Mario Draghi in Francia non esiste.
Nell’uno come nell’altro caso l’estrema destra dovrà dimenticare le sue idee originarie (non solo la Francexit, morta e sepolta da tempo, ma anche la cancellazione della riforma pensionistica, il forte aumento dei salari e la stretta sugli immigrati) e tranquillizzare i mercati finanziari che per ora non sembrano spaventati dal possibile arrivo di Jordan Bardella a Matignon. In questo modo i lepenisti sarebbero legittimati a governare, anche se non da soli, ma l’archiviazione delle loro proposte più populiste e la loro omologazione al mainstream ha buone probabilità di sgonfiare la loro bolla elettorale in vista delle elezioni presidenziali del 2027, che è esattamente l’obiettivo di Macron, anche se lui non sarà più in campo. Certamente lo scioglimento anticipato del Parlamento deciso dal Presidente è stata una mossa azzardata. Ma prima di dire che è stata insensata, come fanno alcun i soloni, sarebbe prudente aspettare e avere lo sguardo lungo.