Ma davvero Mario Monti si è proposto per un bis dopo le elezioni politiche? Certamente è questa l’interpretazione prevalente di giornali ed osservatori politici di quanto detto dal nostro presidente del Consiglio a New York. Eppure Monti è stato molto più prudente, attento com’è a mantenere una rigorosa correttezza istituzionale. “Spero – ha spiegato rispondendo ai suoi interlocutori – che dopo le elezioni ci sarà un risultato chiaro, con una chiara possibilità di formare una maggioranza e un governo guidato dal leader di questa maggioranza”. Come dire: la prima e più auspicabile opzione è quella per un ritorno di un governo politico e non tecnico a palazzo Chigi. Poi Monti ha aggiunto: “Ma se si pensasse che potrei servire ed essere d’aiuto dopo il periodo delle elezioni, io ci sarò”.
E’ questa una ricandidatura per palazzo Chigi? Sì, secondo coloro che, non da ieri, propongono un Monti bis per palazzo Chigi. Si tratta soprattutto dell’Udc e di alcuni movimenti impegnati a favorire liste pro- Monti. Probabilmente Montezemolo e, secondo alcuni, anche “Fermare il declino” di Giannino.
Ma restiamo alle parole di Monti. Il quale non ha fatto altro che prefigurare per se stesso quello che per un ex presidente del Consiglio, per di più senatore a vita, è una prospettiva obbligata: essere comunque a disposizione delle istituzioni per servire al meglio il proprio Paese. Il resto sono libere interpretazioni e altrettanto liberi auspici. Quel che è certo è che Monti non si presenterà alle elezioni e farà di tutto per non ostacolare la formazione di una maggioranza politica, che peraltro auspica a chiare lettere.
Perché il problema non è il Monti bis. Semmai è quella della maggioranza politica che lo dovrà sostenere: vale dire quello della possibilità di ripetere una grande coalizione. Quella con il Pd e il Pdl e, magari, senza Sel. E’ questa un’ipotesi facilmente percorribile? Proprio le vicende dell’attuale maggioranza che sostiene il governo Monti ci mostrano quanto questa via sia incerta e precaria.
E’ sotto gli occhi di tutti quanto sta accadendo con il pacchetto anticorruzione, tutt’ora fermo in Parlamento, al punto che proprio Monti ha dovuto denunciare “l’inerzia” di una forza politica, chiaramente identificabile con il partito di Berlusconi. Ed è notizia delle ultime ore che alcuni zelanti e servili parlamentari del Pdl si sono addirittura preoccupati di presentare un emendamento per sottrarre il loro capo al processo Ruby, in corso a Milano.
Senza contare che proprio l’ex presidente del Consiglio ieri è tornato in pubblico riproponendo una vetusta piattaforma politica, per la quale l’euro è stato un imbroglio, e la Germania starebbe meglio fuori dell’Euro. Insomma: un’autentica piattaforma anti-Monti.
Infine, attenzione ad un punto tutt’altro che secondario. Per favorire il Monti bis e la grande coalizione dal voto politico non dovrebbe uscire una maggioranza chiara, ma qualcosa che somigli a un pareggio o a un “no contest”. Di qui il rischio che i supertifosi del Monti-bis si adoperino per una riforma elettorale che non produca vincitori né vinti. Insomma che apra la strada alla grande coalizione come unico antidoto all’ingovernabilità. Sarebbe un danno gravissimo per la democrazia e quindi per il Paese.
Un danno del quale il primo a rendersi conto è l’attuale Presidente del Consiuglio, che auspica l’esatto contrario. Naturalmente restando a disposizione anche della politica, secondo un percorso già seguito da Carlo Azeglio Ciampi, che dopo aver guidato un governo tecnico e prima di approdare alla massima carica dello Stato, fu anche ministro dell’Economia in un governo politico.