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M&A, dalle tlc al consumer tornano i mega deal. Aziende ricche di cash e con voglia di crescere

Dalle tlc all’industria è tornata la voglia di operazioni straordinarie. In pochi giorni la seconda società di telefonia francese Sfr è stata ceduta al gruppo dell’operatore via cavo Numericable, i colossi del cemento Lafarge-Holcim hanno annunciato la loro fusione alla pari creando il più grande gruppo mondiale delsettore, le navi della tedesca Hapag-Lloyd e della cilena Csav hanno unito le forze per creare il quarto più grande operatore mondiale nel trasporto via mare con una flotta da 200 navi e 1 milione di unità di container. Mega deal che segnalano la ripresa delle grandi manovre di merger&acquisition. E che hanno spinto il valore dell’M&A globale del primo trimestre 2014 in rialzo del 54% rispetto allo stesso periodo 2013 secondo i dati di Thomson Reuters (che ha incluso anche le offerte su Time Warner Cable ed Sfr). Quasi la metà dell’M&A arriva infatti da operazioni superiori ai 5 miliardi di dollari. Allo stesso tempo il numero delle operazioni, sempre secondo i dati Thomson Reuters, è sceso del 14%, al ritmo più lento dal 2003. Il che significa che al momento l’M&A è guidato dalle grandi operazioni. “Ci sono stati diversi deal che hanno portato a cambiamenti radicali e le società hanno fatto mosse coraggiose e aggressive”, ha spiegato a Reuters Hernan Cristerna, a capo dell’M&A globale di JpMorgan che parla di un ritorno degli “spiriti animali”, intesi in senso keynesiano come quella spinta, anche imprevedibile, degli imprenditori a investire e fare impresa (un mix di forze e motivazioni tra cui l’intuizione personale e l’ottimismo che spingono a investire anche in ambiti dove le analisi di mercato non incoraggerebbero a fare).

MEGA DEAL MA….

La ripresa di vigore dell’M&A degli ultimi tempi è stata guidata soprattutto dagli Usa ma, fa notare il Financial Times, “abbiamo visto notevoli miglioramenti del flusso dei deal in determinati settori in Europa”. E così le grandi operazioni sono tornate a farsi vedere anche in Europa. I compratori dell’Europa occidentale hanno annunciato, secondo i dati raccolti da Bloomberg, 149 miliardi di acquisizioni nei primi tre mesi dell’anno, un aumento del 60%, meglio di quanto fatto dal Nord America e dall’Asia. Nel complesso, i settori che hanno fatto da traino sono le tlc, i media, le società tecnologiche: le società stanno cercando di aumentare la propria scala per costruire network ad alta velocità, negoziare meglio con i fornitori di contenuti e rispondere ai cambiamenti delle abitudini dei clienti. Per esempio, a febbraio Comcast ha acquisito Time Warner Cable per 45,2 miliardi di dollari creando un colosso di internet a banda larga, telefono e pay-tv da 30 milioni di abbonati. Un colosso la cui portata è tale da innescare dure reazioni nei concorrenti. In una nota il gruppo americano Charter ha chiesto all’antitrust di bloccare l’operazione perché la nuova compagnia avrebbe “un potere di gatekeeper senza precedenti in numerosi mercati importanti” e una Comcast “ampliata” sarebbe “il bullo del cortile della scuola”. Facebook si è aggiudicato il popolare servizio di messaggistica istantanea Whatsapp per 19,4 miliardi di dollari. Qualche tempo prima l’irlandese Actavis, il secondo più grande produttore di farmaci generici al mondo, ha rilevato l’americana Forest Laboratories per 24 miliardi di dollari, la più grande acquisizione della sua storia che darà vita a un colosso da 15 miliardi di dollari di fatturato. Sempre nella farmaceutica si è registrata un’altra recente operazione di rilievo: il gruppo indiano Sun Pharmaceutical Industries ha annunciato l’acquisizione del gruppo rivale in difficoltà Ranbaxy diventando il numero uno indiano e il numero cinque del mondo nel settore dei farmaci generici.

“Abbiamo iniziato a vedere una lenta ma stabile crescita delle grandi operazioni che implicano un aumento della fiducia – ha detto a Reuters Henrik Aslaksen, a capo dell’M&A di Deutsche Bank – queste operazioni hanno un grande impatto sul mercato, ma possono distorcere il quadro reale della situazione. Al momento non c’è ancora un’impennata di M&A”. Soprattutto se si fa il confronto con il periodo prima della crisi. Alcuni operatori sottolineano che chiudere le operazioni rimane ancora difficoltoso. Fattori attuali favorenti sono senza dubbio il basso costo del denaro, le aziende ricche di cash, un ambiente macroeconomico relativamente stabile. E le operazioni sono state generalmente ben accolte dagli azionisti della società acquirente con il titolo in Borsa in rialzo dopo l’annuncio. Ma la piena ripresa dell’attività M&A ai livelli pre crisi è frenata dalle alte valutazioni dei mercati azionari, che rendono difficile per l’offerente pagare un premio, e dal rischio relativo alla regolamentazione.

Anche l’Italia, seppur con operazioni di entità inferiore, sta entrando nel vorticoso shopping. Certo, per ora si conferma più preda che non predatore. Blackstone ha comprato il 20% di Versace, il fondo Haworth ha acquisito Poltrona Frau e l’irlandese Jazz Pharmaceuticals si è comprata la farmaceutica Gentium. Nel complesso Kpmg ha calcolato che nel primo trimestre del 2014 sono state chiuse 105 operazioni, più del doppio dello stesso periodo del 2013 per un controvalore di 10,7 miliardi di euro, tre volte quello dell’anno scorso. Ha di recente fatto notizia la decisione della People’s Bank of China di salire oltre il 2% del capitale di Eni ed Enel per un valore stimato rispettivamente di 1,4 e 0,8 miliardi di euro. L’interesse cinese nell’Italia è in crescita (5,8 miliardi di controvalore), così come quello della Russia (5,7 miliardi) ma il principale investitore in Italia si è rivelata la Francia con 18,7 miliardi di euro di operazioni straordinarie. Tra le nuove iniziative in ottica M&A, in Italia il colosso australiano Computershare, guidato nel nostro Paese da Luca Lombardo (ex Borsa Italiana), ha appena lanciato una piattaforma web, Mergit, che pemette ai commercialisti di far incontrare domane e offerta in tema di M&A e finanziamenti a pmi loro clienti.

SETTORI IN MOVIMENTO

Tra i settori maggiormente caldi ci sono le tlc. In Europa il comparto da tempo è sotto i riflettori nell’attesa che parta il consolidamento tra operatori. E la mossa di Numericable su Sfr ha dato una scossa ai giochi. L’operatore francese è stato ceduto per 17 miliardi di euro da Vivendi ad Altice, società lussemburghese proprietaria dell’operatore via cavo Numericable con cui ci sarebbero importanti sinergie. Si tratta di una valutazione di circa 7 volte il rapporto enterprise value/ebitda 2014. Altice deterrà il 60% del nuovo gruppo nato dalla fusione tra Numericable e Sfr mentre Vivendi avrà il 20% e la possibilità di uscire dall’azionariato in un secondo momento (il restante sarà flottante). Sempre nelle tlc, l’Europa potrebbe presto registrare la mossa del colosso telefonico giapponese Softbank, proprietario di Sprint e tra l’altro tra i maggiori azionisti del colosso dell’ecommerce Alibaba. Il gruppo ha annunciato di stare valutando possibili operazioni in Europa, in attesa di capire se l’operazione Sprint con l’americana T-Mobile riesca a incassare l’ok dall’Antitrust Usa. In caso contrario, l’opzione sarebbe quella di muovere sull’Europa e secondo la rivista Forbes Softbank starebbe pensando a un accordo con Vodafone. Per alcuni però si tratterebbe di una mossa trroppo impegnativa a livello finanziario e avanza l’idea che la preda migliore possa invece essere Deutsche Telekom. In questo quadro però per alcuni analisti non è escluso che ci possa essere anche un interesse per il mercato italiano. Recentemente durante l’ultima assemblea dei soci l’ad di Telecom Italia, Marco Patuano, ha detto che Telecom Italia non esclude operazioni di acquisizione o fusione sui mercati di riferimento, anche se al momento non c’è nulla in discussione.

Oltre a farmaceutica/health-care e tecnologia, un altro settore in fermento è il mondo consumer. A gennaio la giappanese Sumtory Holding attiva nel settore degli alcolici ha annunciato l’acquisizione dell’americana Beam per 16 miliardi di dollari per mettere le mani su brand come il whiskey Maker’s Mark. L’italiana Campari non smette di collezionare nuovi brand: ha appena acquisito l’italiana Fratelli Averna proprietaria degli amari Averna e Braulio valutandola 103,75 milioni di euro, pari a un multiplo di 9,2 volte l’Ebitda pro-forma 2013 (11,3 milioni). Un’operazione che arriva subito dopo dopo quella del whiskey canadese Forty Creek. Nel settore, che appare ancora in consolidamento, gli analisti guardano ora a Remy Cointreau che potrebbe finire nel mirino di Brown-Forman, il produttore del whiskey Jack Daniel’s. Il suo futuro da preda potrebbe essere favorito dai problemi con le vendite di cognac in Cina a causa della campagna che il governo cinese sta facendo contro l’eccessivo uso di alcol da parte dei suoi funzionari. Il gruppo francese ha dichiarato che a perimetro costante le vendite sono calate del 16% nel quarto trimestre e ora Rémy Cointreau si attende un crollo del 35-40% dell’utile operativo d’esercizio. Gli analisti di Exane ritengono che tra gli scenari possibili ci sia il consolidamento tra Bacardi, Brown Forman e Remy Cointreau che grazie alla loro perfetta complementarietà darebbero vita al terzo maggiore player del settore. In movimento anche i supermercati. Nel Regno Unito la cinese Sanpower ha rilevato la maggioranza della catena di grandi magazzini House & Fraser per 480 milioni di sterline: il maggior investimento estero cinese nel settore del retail. A marzo la catena di supermercati Usa Albertsons di proprietà del private equity Cerberus Capital ha offerto 9 miliardi di dollari per comprare la rivale Safeway.

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