Lvmh è da ieri la nuova regina delle Borse europee. Il colosso guidato da Bernard Arnault ha conquistato la prima posizione nelle Borse europee superando Nestlè: il colosso del lusso capitalizza 271 miliardi di euro contro i 264 miliardi della multinazionale elvetica o, per esempio, i 42 miliardi di Stellantis. Un risultato eccezionale, che fa sì che l’ammiraglia del lusso, con i suoi 76 marchi, rappresenti ormai il 15% circa del valore dell’intera Borsa parigina, quattro volte di quanto valeva dieci anni fa, quando il settore rappresentava solo il 4% dell’indice Cac 40, alle spalle di Total, delle utility e delle grandi banche.
Ma il colosso francese, sbarcato finalmente negli Stati Uniti con la conquista di Tiffany, è relativamente indipendente dalle performance dell’economia dell’Esagono, come dimostra l’andamento del titolo dal 2015. In questo periodo, sotto la spinta dei grandi investitori internazionali, l’azione Lvmh è salita del 270% contro il 22% dell’indice. È la conferma che agli occhi degli operatori finanziari l’industria europea del lusso ricopra una funzione analoga a quella svolta oltre Oceano dai campioni dell’economia digitale, meritando multipli da new economy.
Una bolla? Forse ma, come capita per i big di Silicon Valley, il settore si rivela assai più robusto ed impermeabile alle difficoltà del resto dell’economia reale: nel 2020, l’anno dei lockdown che hanno piegato l’industria dei viaggi nonché dei grandi disordini nelle vie del lusso parigine o di Hong Kong, i titoli Lvmh hanno messo a segno un incremento del 23% contro il 7% del listino, nonostante le difficoltà che hanno accompagnato la tribolata acquisizione di Tiffany che Arnault, non a caso definito la vope del lusso, è riuscito ad aggiudicarsi con lo sconto rispetto al prezzo pattuito.
Ma dall’inizio 2021, la capofila del lusso è stata tra i più lesti a sfruttare il rally del Toro nonostante le difficoltà nel mondo dei consumi. A favore delle griffe di Arnault però ha giocato l’espansione della Cina, la principale cliente dell’impero del lusso, tano che assume un valore simbolico il primato di Lvmh alla vigilia del Capodanno lunare cinese, per tradizione la stagione dello shopping. Certo, quest’anno e restrizioni per la pandemia ridurranno il flusso dei viaggi all’interno del Celeste Impero mentre sono in pratica azzerate le vacanze in Europa. Ma i grandi del lusso, a partire da Lvmh, sono corsi per tempo al riparo rafforzando la già formidabile presenza sul mercato asiatico, comunque in grande ripresa. La conferma è già arrivata sul fronte dei diamanti dove le vendite in Asia nel quarto trimestre sono salite attorno al 20% e le prospettive, secondo Bain & Company, parlano di un mercato in ascesa fino a 64 miliardi di dollari. Ci sono le premesse insomma per una stagione d’oro, come anticipato dalla corsa delle Borse cinesi prima delle vacanze.
Da inizio anno l’indice MSCI delle Borse dell’Asia-Pacifico guadagna il 9,40% e sovraperforma nettamente l’andamento sia di Wall Street (S&P500 +4,90%) sia dell’Eurozona (Eurostoxx +3,20%): seppur di poco il rally del drago supera perfino l’effetto Drahi.
Le Borse cinesi hanno fatto infatti la parte del leone nelle ultime sedute. L’indice CSI300 dei listini di Shanghai e Shenzen oggi ha guadagnato il 2,2% e si è portato sui massimi degli ultimi 13 anni nell’ultimo giorno di lavoro prima delle lunghe vacanze del Nuovo Anno Lunare. E a trarne vantaggio sarà senz’altro monsieur Arnault, maitre del lusso e delle Borse.