La narrazione nei mercati finanziari negli ultimi anni ha visto un unico coro: sei troppo piccolo, meglio che ti aggreghi, perché solo la grande dimensione ha solidità, futuro e redditività. Pare dunque controintuitivo un’articolo di Bloomberg che dice il contrario a proposito di Lvmh il colosso del lusso francese, che raccoglie maison come Louis Vuitton e Dior: l’agenzia suggerisce che l’holding francese acquisirebbe maggior valore se spacchettasse le sue divisioni e che la frammentazione renderebbe anche più semplice la successione a Bernard Arnault che giovedì sera renderà noti i risultati finanziari dell’esercizio 2023. Secondo Bloomberg il gruppo sembra essere penalizzato dagli azionisti per l’eccessiva varietà dei suoi brand, che spaziano dalle case di moda alla gioielleria, dal beauty all’hôtellerie, fino ai vini e liquori e allo shopping duty-free. Il colosso, che nel 2022 ha generato ricavi per 79,2 miliardi di euro, starebbe dunque per essere smantellato? Si domanda l’agenzia che produce qualche ipotesi. Gli analisti tuttavia sono perplessi.
Le azioni Lvmh scambiate a 16 volte gli utili, contro le 34 di Hermes
Secondo l’agenzia di stampa Lvhm soffre di uno sconto di conglomerato, perché oltre alle sue due maison di punta, (Louis Vuitton e Dior appunto), comprende anche numerosi altri asset. Le azioni sono scambiate a circa 16 volte gli utili stimati di quest’anno prima degli interessi e delle imposte, meno cioè della metà delle 34 volte di Hermès. Un certo sconto su Hermès appare giustificato, dal momento che la storica griffe francese è in grado di controllare la domanda delle sue borse iconiche, ma la valutazione di Lvmh potrebbe anche riflettere il timore che le sue dimensioni riducano lo spazio di crescita e che Dior stia iniziando a rallentare dopo una corsa straordinaria.
Lo spezzatino renderebbe più semplice la successione ad Arnault
Non solo. Ma, sempre secondo Bloomberg, l’ipotesi spezzatino sarebbe utile anche per evitare potenziali insidie per quanto riguarda la successione. Arnault compirà infatti 75 anni a marzo e tutti i suoi cinque figli ricoprono ruoli di responsabilità all’interno della società. L’ultima mossa in ordine di tempo risale all’inizio di gennaio quando Frederic Arnault, 28 anni, figlio di Bernard, e’ stato nominato amministratore delegato della nuova divisione orologi di Lvmh, con la supervisione dei marchi Hublot, Tag Heuer e Zenith. Frederic era stato in precedenza ceo di Tag Heuer e nel suo nuovo ruolo riporterà a Stephane Bianci, ceo della divisione orologi e gioielli di Lvmh. Arnoult ha inoltre recentemente riorganizzato i vertici del settore moda.
Ma la domanda centrale riguarda chi sarà un giorno il futuro ceo. Sarà uno solo dei suoi figli o le responsabilità saranno divise tra loro? O sarà nominato un amministratore delegato provvisorio per agevolare il passaggio di consegne, come avvenuto in casa Prada con l’ingresso di Andrea Guerra in attesa che a prendere le redini del gruppo italiano sia Lorenzo Bertelli?
Ma i dubbi all’ipotesi formulata dall’agenzia riguardano proprio l’impianto generale. Bernard Arnault, che ha costruito in 40 anni il suo impero, rafforzandolo di volta in volta, potrebbe lasciarsi convincere? Va ricordato che nel 2022 Bernard aveva alzato il limite di età per i suoi ruoli di cinque anni, portandolo a 80 anni e aveva stretto i legami con la famiglia, ristrutturando la sua holding Agache in una società in accomandita, nominando se stesso socio amministratore e dividendo il capitale sociale in parti uguali tra i cinque figli.
“Secondo me lo spezzatino è poco probabile” ha detto Luca Solca, senior research analyst, global luxury goods di Bernstein a Mff. “L’unica divisione che c’entra poco con il resto è quella di Wines & spirits, ma dubito che possa essere venduta a breve, visti i suoi deludenti risultati. Quello che conterà giovedì all’uscita dei risultati sarà la crescita organica della categoria Fashion & leather goods. Il consenso si aspetta un +9%. Ricordo che la scorsa settimana Richemont ha fatto un +12% con le sue maison di gioielleria”.