E’ diventata un caso politico quella che doveva essere “solo” la maggior operazione mai avvenuta nel lusso, del valore di 16,2 miliardi di dollari. Subisce un brusco stop la trattativa che avrebbe dovuto concludersi con l’acquisto, da parte del gruppo del lusso francese Lvmh, dello storico marchio di gioielleria americano Tiffany. E il motivo è tutt’altro che di natura finanziaria: nel comunicato diffuso dallo stesso gruppo guidato da Bernard Arnault viene esplicitamente spiegato di aver ricevuto una lettera del ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, con la quale si chiede a Louis Vuitton Moet Hennessy di rinviare l’acquisizione a dopo il 6 gennaio 2021, come “risposta alla minaccia di tasse sui prodotti francesi formulata dagli Stati Uniti”.
La stessa Tiffany aveva concesso a Lvmh del tempo in più, in attesa del via libera dell’Antitrust, per il quale peraltro è lo stesso gruppo francese a tardare nelle richieste (quella nei confronti dell’Ue non è ancora stata nemmeno presentata): inizialmente si sarebbe dovuto chiudere il 24 agosto scorso, ora invece il marchio reso noto (anche) da Audrey Hepburn ha ottenuto di prorogare al 31 dicembre 2020. Ma in realtà si andrà persino oltre, per motivi geopolitici. E Tiffany è già sul piede di guerra: ha citato il gruppo francese davanti al tribunale del Delaware perché rispetti gli obblighi contrattuali, sostenendo che la richiesta del governo francese “non ha alcun fondamento”.
In base all’accordo, si legge sul sito di Tiffany, Lvmh “si è assunto tutti i rischi di autorizzazione antitrust e tutti i rischi finanziari relativi a tendenze o condizioni economiche avverse del settore. Lvmh è dunque tenuta a fare tutto il necessario per garantire tutte le autorizzazioni normative richieste il più rapidamente possibile”. Per Tiffany insomma “non vi è alcuna base giuridica” nel diritto francese per cui il ministro degli Esteri francese chieda a Lvmh di adottare misure per dissuadere le autorità americane dall’attuazione di tariffe sulle merci francesi. Insomma, al momento Arnault non farà… colazione da Tiffany. Ma la guerra è appena cominciata.