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Lusso, molti indizi portano a vedere rosa tra le maison. Che sia arrivato il giro di boa? Vediamo come

Imagoeconomica

La risposta alla domanda se il settore del lusso, dopo molte sofferenze, stia davvero riprendendosi, visto il balzo di ieri nelle Borse, potrebbe essere nei dati di questa notte: la Cina, pompata da mesi da pacchetti di stimoli di stato, è riuscita a confermare quel livello del 5% del Pil per il 2024 promesso dal governo.
I consumatori cinesi sono stati per molto tempo la spina dorsale del lusso europeo e il venire meno della loro presenza, dal Covid in poi, ha fatto sprofondare i bilanci delle maggiori maison, ma ora la speranza che il migliramento delle condizioni econmiche interne possa spingerli a tornare.

Ma oltre a ciò, serpeggia tra le aziende la speranza/attesa che il settore possa essere risparmiato dai dazi di Trump e quindi anche da questo lato possa avere più spazio per crescere. Non ci sono ancora i dettagli riguardo i settori che gli Usa vorranno colpire, ma ciò che emerge è che saranno quelli considerati sensibili per la sicurezza nazionale o economica e tra questi il mondo della moda oe del lusso pare non essere toccato. In più se davvero ci fosse una ripresa economica anche negli States con un dollaro più forte, i consumatori potrebbero riaffacciarsi.

Una Cina più forte mette di buon umore i consumatori

I dati di oggi provenienti da Pechino mostrano un Pil salito del 5,4% anno su anno nel quarto trimestre, +1,6% su base trimestrale. L’allungo degli ultimi tre mesi dell’anno arriva dopo il 4,6% del terzo trimestre, il 4,7% del secondo e il 5,3% del primo. Così il Pil 2024 registra una crescita del 5%, che rappresenta uno dei livelli più bassi degli ultimi decenni, ma che è in linea con le indicazioni del governo. Quel numero è considerato cruciale per Pechino, come ha confermato presidente Xi Jinping nel suo discorso di Capodanno: rappresenta la soglia minima per evitare l’ulteriore peggioramento della fiducia di imprese e consumatori. A partire da fine settembre il governo cinese ha varato un piano massiccio di misure a sostegno della crescita con nuove strategie volute dal leader perché il Pil dipenda meno dalle vendite immobiliari e maggiormente dalla produzione di alta fascia.

Sempre di oggi è il dato sulla produzione industriale cinese, crescita del 5,8% nel 2024 (+4,6% nel 2023), con l’accelerata a +6,2% a dicembre, mentre le vendite al dettaglio si sono attestate a un +3,5% (erano a +7,2% nel 2023), con una ripresa a +3,7% nell’ultimo mese dell’anno. La crescita ha avuto luogo di fronte a un “ambiente complicato e severo con crescenti pressioni esterne e difficoltà interne”, ha rilevato l’Ufficio nazionale di statistica, nel mezzo di “difficoltà e sfide” prevedibili anche in futuro.

La rondine-Richemont fa primavera?

Da lunedì scorso sono partite le trimestrali del lusso in Europa che stanno mostrando andamenti piuttosto forti: a partire da Brunello Cucinelli, seguita dai numeri molto positivi di Richemont. Gli analisti di Citi, commentado i dati del colosso elvetico proprietario di Cartier, dicono che “la forte crescita dei ricavi in tutte le regioni, i canali e le divisioni” sono un segnale positivo sia per l’azienda – considerata “fondamentalmente più forte rispetto ai precedenti periodi di crisi del settore” –, ma anche per la tenuta dell’intero comparto. I numeri infatti evidenziano un rimbalzo durante il momento delle vacanze natalizie, fondamentale per lo shopping. I dati mostrano “che il trimestre precedente – che aveva visto un calo delle vendite dell’11% – potrebbe essere stato un minimo”, dal quale sarà possibile risalire, aggiungono gli esperti della banca.

“È probabilmente troppo presto per dire se si tratta di un nuovo punto di inversione di tendenza per il settore dei beni di lusso”, dopo la recente debolezza, avverte Kepler Cheuvreux, che riconosce però che la trimestrale di Richemont è segnale “certamente molto incoraggiante”. “Finora i dati hanno mostrato una certa forza anche senza la Cina, ma se dovesse tornare si potrebbe vedere un nuovo impulso” dice un altro strategist.

“Dopo due anni in cui il settore del lusso ha registrato una performance sottotono nel retail, vediamo che la situazione cambierà con l’avanzare del 2025” dice Deutsche bank, i cui analisti vedono rosa sul secondo semestre di quest’anno “quando la dinamica degli utili e il sentiment saranno fondamentali” per guidare un cambiamento. “Riteniamo che la debolezza dei consumatori cinesi sia più ciclica che strutturale e vediamo un allontanamento dal quiet luxury con il ritorno della fiducia dei consumatori cinesi, sostenuti dagli stimoli”, dichiarano gli esperti dell’istituto. Inoltre ” dazi statunitensi sono meno rilevanti per il lusso rispetto al settore sportswear”.

Il dato chiave di Lvmh a fine mese

Per avere indicazioni più chiare, bisognerà attendere il 28 gennaio, quando Lvmh – la più importante compagnia del settore – presenterà i risultati. Se i numeri del gruppo di Bernard Arnault dovessero superare le aspettative, potrebbe scatenarsi un altyro rally del settore. Altre aziende, come Hermès, Burberry, Zegna e Ferragamo, sono pronte a rivelare i loro conti nei prossimi giorni. A febbraio, toccherà a Kering, Moncler e Hermès, mentre Prada chiuderà la stagione dei conti a marzo. Seguiranno Kering, proprietario di Gucci, e Hermes, produttore di borse Birkin, a febbraio.

Richmont nel terzo trimestre del 2024 ha registrato un incremento delle vendite del 10% a tassi di cambio costanti, raggiungendo un record storico di 6,2 miliardi di euro.
Ieri a Piazza Affari, il rally di Richemont (+17,1%) ha dato il via a un’esplosione di rialzi nel settore del lusso. Oggi, pur in una seduta cauta in vista dell’insediamento di Donald Trump lunedì, le quotazioni restano positive. E così la stessa Richemont aggiunge oggi un altro 1,9%, mentre Moncler (ieri +8,08%) resta oggi sulla parità e Kering (ieri +8,69%) stamane è a +0,86%. in testa seguito da Ferragamo (+6,04%) e Hermès (+5,16%).

Indicazioni incoraggianti anche dalla prima sfilata a Firenze

Indizi si vanno a cercare anche sulle passerelle. Il pre consuntivo della sfilata di Pitti Uomo a Firenze ha indicato quasi 13mila buyer di cui 4.700 sono arrivati dall’estero in crescita del 6% rispetto all’anno precedente. I dati sono un’iniezione di (cauto) ottimismo per la moda maschile internazionale e per tutto il sistema del made in Italy: il Pitti Uomo è la più importante fiera al mondo per abbigliamento e accessori maschili e, con Milano, per usare le parole di Brunello Cucinelli, “compone la più bella settimana della moda maschile al mondo”. Cucinelli è tra i pochi a partecipare a entrambi gli eventi. Chiusa oggi la kermesse di Firenze il testimone della moda maschile passa a Milano fino al 21 gennaio aprendo due mesi di sfilate e collezioni autunno-inverno 2025/2026. Per la moda femminile occorre attendere le sfilate tra il 25 febbraio e il 3 marzo prossimi.

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