Fra le voci sul declassamento della Francia da parte di Standard & Poor’s e altri temibili rumors sui problemi di liquidità delle maggiori banche transalpine, la Borsa di Parigi ha vissuto da una settimana a questa parte giornate da paura. Per la stragrande maggioranza dei titoli. A parte qualche eccezione. Una non è passata inosservata: Hermès, la maison parigina, quella delle borse (Kelly e via dicendo), vendute a svariate migliaia di euro. Una gallina dalle uova d’oro (parlando di utili) e anche l’ultimo bastione del “lusso familiare” alla francese, nel senso che il controllo della società si trova ancora nelle mani dei discendenti del fondatore.
Ebbene, i rialzi a ripetizione di Hermès degli ultimi giorni non vengono messi in relazione solo con la buona salute finanziaria del gruppo. Ma anche con la battaglia che Bernard Arnault, patron di Lvmh, numero uno del lusso francese e mondiale, sta conducendo ormai da un anno per mettere le mani su Hermès. Lo stesso Arnault, d’altra parte, ha riuscito nei mesi scorsi un “colpaccio” in Italia, prendendo il controllo del gioielliere Bulgari. E se ora stesse sferrando l’ultimo attacco pure al fortino Hermès? Se i rialzi dell’azione fossero legati proprio a un’Opa possibile nel futuro immediato? Le voci corrono a Parigi, inarrestabili.
Ritorniamo al trend dell’azione. Oggi, intorno alle 16, Hermès International guadagnava il 4,36%. Il titolo aveva superato i 265 euro, in assoluto un record stoorico. E’ la sesta seduta consecutiva a Parigi in cui il titolo guadagna (+22% in tutto). Rispetto allo scorso primo gennaio addirittura il 70%.
E’ vero, Hermès, al pari dell’industria del lusso, va bene. E ancora di più. A fine luglio ha presentato i suoi conti semestrali, invidiabili: i ricavi hanno totalizzato 1,3 miliardi di euro nei primi sei mesi, +21% a tassi costanti. Sono state riviste al rialzo le previsioni per il 2011 (un aumento compreso fra il 12 e il 14% per il fatturato).
Tutto questo, pero’, non basta. Arnault è entrato nel capitale di Hermès proprio nell’estate dell’anno scorso, a sorpresa, con una quota del 14,2%. Ha sempre negato la volontà di ricorrere a un’Opa. Ma nessuno gli ha mai creduto. All’inizio del 2011 era già al 20,4%. A fine luglio al 21,4%. Cosa sta combinando in quest’estate poco afosa, ma finanziariamente bollente?