Condividi

Lusso, Ferragamo si rafforza in Cina ma perde in Borsa

Il marchio fiorentino ha appena festeggiato i vent’anni di presenza sul mercato cinese, con la riapertura di un megastore a Shanghai – L’ad Norsa: “Il nostro presidio sul territorio è importante e va ancora migliorato: in Cina c’è una classe media potenziale da oltre 100 milioni di persone, più che negli Usa”.

Lusso, Ferragamo si rafforza in Cina ma perde in Borsa

L’economia cinese ha spaventato le Borse, in particolare i titoli del lusso che dipendono dai mercati asiatici, ma la conversione della suo modello, teso oggi a incentivare i consumi di oltre 1 miliardo di persone, rappresenta un’opportunità sempre più importante per le stesse maison della moda. Tra i primi a capirlo Salvatore Ferragamo: per la casa fiorentina l’Asia-Pacifico incide sul fatturato per 266 milioni, pari al 37% del totale e in crescita del 7% a cambi correnti.

Il presidente Ferruccio Ferragamo, intervenendo a Shanghai dove il marchio ha festeggiato il ventennale della presenza in Cina riaprendo il flagship store da 350 metri quadrati nello Shanghai Center, ha ricordato le tappe di avvicinamento a un mercato dove Ferragamo si rafforza sempre di più: “Vent’anni fa mio fratello Leonardo insisteva sulla necessità di presidiare al più presto il mercato cinese. Ero scettico e replicavo: ma dove li vedi tutti questi consumatori cinesi?”. La risposta fu: “Peter Woo dice che presto ce ne saranno milioni pronti a fare acquisti”. Peter Woo aveva dunque ragione e ora è il socio cinese di Salvatore Ferragamo, che a Shanghai ha anche inaugurato una mostra dedicata alle cinque scarpe-icona di star del calibro di Audrey Hepburn, Judy Garland, Sophia Loren, Marilyn Monroe e Brigitte Bardot.

I dati del terzo trimestre, anche sul mercato cinese, saranno resi noti il 12 novembre, ma intanto c’è la certezza di un mercato ormai consolidato: “Il nostro presidio del territorio è imponente – ha spiegato l’ad Michele Norsa – con 130 negozi nella Grande Cina, di cui 90 nella Mainland (la Repubblica popolare cinese, escluse Hong Kong e Macao), distribuiti in 40 diverse città, che saliranno di altre due unità entro l’anno. Senza trascurare le presenza negli aeroporti, leva fondamentale con i flussi crescendi dei movimenti turistici”.

La Cina va infatti monitorata anche dal punto di vista dei flussi turistici: “Si stima – precisa ancora Norsa – che nel 2015 circa 130 milioni di cinesi avranno viaggiato all’estero su un totale di 1,361 miliardi di viaggiatori nel mondo. Nonostante le restrizioni ci sono già 49 città che concedono visti in uscita, ma altre 50 devono ancora liberalizzare”. Questo significa una classe media stimata in tutto in oltre 100 milioni di persone, di più rispetto ai 90 milioni degli Usa, seppur con un reddito pro capite inferiore. Queste persone possono acquistare in Cina ma anche e soprattutto all’estero, dove alcuni prodotti – tra cui quelli di Ferragamo – possono costare ancora meno.

 

Commenta